di
Gianluigi Maria Gherzi

Personaggi

Ricky, il ragazzo
Il maestro

 

Ricky  : Munnezza, latrina, pidocchio, così mi chiamavano.                    Munnezza…latrina…pidocchio…mi chiamavano così.
    Io sono orfano.
    La prima volta che ho conosciuto mio padre avevo nove anni.
    Ero il più piccolo, il più sporco, l’ultimo degli straccioni.
    Ero una bestia.
Maestro : Sei una bestia!
Ricky  : Oh!
Maestro: : Se rimani qui non arrivi a primavera..
    Se vieni con me ti insegnerò a volare.
Ricky  : Oh, avete sentito ‘sto scemo.
    Mi vuole insegnare a volare.
Maestro : Facciamo così.
    Se per il tuo tredicesimo compleanno
    non sarò riuscito a farti volare,
    puoi mozzarmi la testa a colpi d’ascia.
    Te lo metto per iscritto se vuoi.
    C’è un treno domattina.
    Due posti, uno per me, uno per te.
    Faremo i soldi assieme.
    Ti sto offrendo l’occasione della tua vita, Ricky.
    Prendila al volo perchè non ti capiterà mai più.
    Bel tipo, tuo zio.
    Abbiamo parlato, era felice.
    Sai che mi ha detto?
    Lo vuoi? Prenditelo! Portatelo via!
    Pensa, non ti ho nemmeno dovuto pagare.
    E quella vacca di tua zia , sai cosa mi ha detto?
    Meno male, una bocca in meno da sfamare. Grazie!
    Ora sta a te decidere,
    ma se torni indietro saranno molto delusi.
    Puoi credermi, Ricky.
    Tu hai il dono, Ricky, ma messo come sei non ti serve a niente.
    Però sei quello che ho sempre cercato.
    Parti, Ricky, parti!
Ricky  : D’accordo.
    Parto, parto,
    tanto che glie ne frega a quelli.
    E se è un maniaco?
    E se è un maniaco assassino?
    E se mi chiude al buio? E se mi tocca?
    L’ho sentito dire di questi tipi.
    E se mi taglia a pezzettini piccoli piccoli
    e mi mette in frigo? Un maniaco!
    No, no!
Maestro : Siamo arrivati!
Ricky  : Siamo arrivati!
Maestro : Ricky, bisogna fare silenzio!
Ricky  : E perchè?
Maestro : E neanche farci sentire o farci vedere troppo in giro.
    Non ci sopportano. Andiamo a casa
Ricky  : Capo, ma in casa ci siamo solo io e lei?
Maestro : No, c’è anche Ulisse, un ragazzo nero.
    Adesso è via ma quando tornerà
    sarà come un fratello per te.
Ricky  : Un ragazzo nero? Un fratello per me?
    Che schifo, io con i neri non ci vivo.
    Mi fanno schifo a me, i neri!
Maestro : Senti, ragazzo, qui si parla un’altra lingua.
    Gli uomini sono tutti uguali
    e in questa famiglia si è tutti fratelli.
    Se ti va, bene, se no adeguati.
    Questa è la legge. La legge è legge.
    E se qualche verme non la rispetta
    io sono disposto a farlo strisciare per terra
    fino alla fine dei suoi giorni. Chiaro?
Ricky  : E qui cosa ci tenete? Cosa serve?
Maestro : Serve. Tutto serve, qui.
    E’ un posto magico. Imparerai a volare qui.
    E sai come si comincia? Mettendo a posto!
Ricky  : Chi, io?
Maestro : Sì, tu.
Ricky  : E come?
Maestro : Lavora, presto. Bum! Exact!
Ricky  : Ma exact che?
Maestro : Lavora, anche le cose pesanti!
    Ricky, come sta tua madre?
Ricky  : E’ morta.
Maestro : Come?
Ricky  : L’hanno sparata.
Maestro : E perchè?
Ricky  : Non lo so.
Maestro : Perchè?
Ricky  : Non lo so!
Maestro : Senti, Ricky, non raccontarmi palle. Non lo sopporto.
    Tua madre faceva la puttana e un poliziotto ubriaco
    le ha sparato in faccia, cinque anni fa.
    Lo so io, lo sai tu. Non c’è niente da vergognarsi.
    Vedi, anche la madre di Ulisse è morta
    ma se io gli chiedo “che fine ha fatto tua madre”
    lui mi risponde “è morta di stenti in una baracca”.
    Non mi racconta le palle, lui. Exact!
Ricky  : Ma tu non sei mio padre!
    Cassette, cassette…ma che ci faccio io qui?
    Ed ecco che Diego prende la palla, scarta, passa, riceve,
    di testa, di tacco, rovesciata, scarta anche il portiere
    tiro…ed è gol…e il Napoli vince lo scudetto!
    A volare! Mi vuole insegnare a volare!
Maestro : Leggi! E’ una lettera di Ulisse.
    L’hanno preso all’Università.
    Sono rimasti a bocca aperta, i professoroni.
    Tanto di cappello!
    Leggi lì in fondo. Ti saluta, lui.
Ricky  : Quando parla del negro sbava,
    io invece sono l’ultimo dei cani.
    Ma io non ci resto qui, con quella specie di…
Maestro : Zingaro! E’ così, Ricky.
    Tu vivi con un nero e una specie di zingaro.
    Ci vuole pazienza, Ricky. Io ne ho tantissima.
    Sai cosa pensano di me, in paese?
    Che sono un gran bastardo. E sai perchè?
    Perchè raccolgo neri e piccoli delinquenti come te.
    Ci vuole pazienza. Conta fino a cento.
Ricky  : E perchè?
Maestro : Allora conta fino a mille!
Ricky  : Uno, quindici, venticinque, cinquanta, cento! Fuori!
    Scusi, va alla stazione? Un passaggio per la stazione? Alla stazione?
      Ma nevica. Mi arriva qui. Mi arriva all’ombelico.
    Novecentonovantotto. Forse muoio.
Maestro : Non morire, Ricky, sei una bestiolina robusta.
    Abbiamo tanto da fare assieme.
    Tu magari pensi che io ce l’abbia con te, ma non è vero.
    Mi ascolti, Ricky? Ti sto dicendo che ti voglio bene,
    Ti sto dicendo che non devi morire!
    Vedrai, le tue gambe torneranno forti,
    la tua schiena si raddrizzerà, i tuoi occhi si riapriranno,
    e tu tornerai a scalpitare, come un puledro!
Ricky  : Maestro, con le prove di volo, quando cominciamo?
Maestro : Abbiamo già cominciato.
Ricky  : Come ?
Maestro : Cassette, cassette…sei alla dodicesima.
Ricky  : E quante ce ne sono?
Maestro : Trentatré.
Ricky  : Allora sono a buon punto.
Maestro : Sì, ma devi essere forte.
Ricky  : Maestro, ma io sono forte, guardate!
Maestro : Forte, solleva quel palo.
Ricky  : E che ci vuole?
Maestro : Allora mettilo sulla schiena.
Ricky  : E che ci vuole?
Maestro : Com’è?
Ricky  : Leggerissimo!
Maestro : Allora fallo girare! Più forte. Sai, Ricky, io e te dovremo sostenere prove molto      dure, ma io so che tu ce la farai, perchè tu hai il dono. Com’è?
Ricky  : Ma è uno stuzzicadenti! E’ troppo leggero! E’ una pacchia qui!
Maestro : Ah si, allora non vuoi più scappare?
Ricky  : Siete pazzo? Per tornare in strada? Signora, cento lire per un povero bambino        paralitico…
Maestro : Però, lo fai bene, sei perfetto!
Ricky  : Cento lire!
Maestro : No, non le do niente. Se ne vada. Non mi tocchi! Adesso mi tocca andare in tintoria.     Guardia, guardi! Guardi, guardia!
Ricky  : Cento lire, signora, le avevo chiesto…
Maestro : Ah, lei non è paralitico.
Ricky  : Vabbuò, non sono paralitico, e allora?
Maestro : Lei è un imbroglione
Ricky  : Vabbè, sono un imbroglione!
Maestro : Bene, Ricky, con la stessa energia. Entra in quella cassa.
Ricky  : Maestro, cosa state facendo? Cosa devo fare chiuso qui dentro?
Maestro : Prova! Risparmia il fiato e canta!
Ricky  : Come canta?
Maestro : Con la voce. Si canta con la voce!
Ricky  : Allora canto!
Maestro : Canta!
Ricky  : Vado?
Maestro : Vai!
Ricky  : E io te  pienso sempre, tu non me piense chiù…
Maestro : Bella!
Ricky  : E io te pienso sempre, tu non me piense chiù…
Maestro : Varia!
Ricky  : Ti ricordo la mattina, col caffè nella tazzina…
                Ti ricordo la mattina, io e te per Mergellina…
                         Di notte ti pensavo e ti citofonavo…
                         E io te pienso sempre, tu non me piense chiù.
Maestro : Bravo, Ricky, mi hai fatto ballare.
Ricky              : Maestro, io non vedo l’ora di volare.
Maestro : Bene!
Ricky        : Sì, perchè mi farò un sacco di soldi.
Maestro : Cosa farai?
Ricky     : Con quelli tornerò al mio quartiere, andrò da mio zio
  : e gli dirò “guarda, porco!” E tutti mi applaudiranno, mi manderanno baci.
  : E io mi farò un film e lo chiamerò “Ricky, il biondo”.
  : Perchè mi faccio biondo!
Maestro : Come ti chiami tu?
Ricky  : Ricky.
Maestro : Cosa? Ricky? No!
Ricky  : Va bene, Riccardo.
Maestro : Riccardo? No!
Ricky  : Maestro, siete uscito scemo? Me l’avete sempre detto.
    “Ricky, sei una bestia, Ricky, metti in ordine!”
Maestro : No. Se tu vuoi volare non dovrai più avere nome
    perchè quando lo farai, tu lo farai per tutti,
    per tutti quei bambini che ce l’hanno in testa come un sogno,
    per i disperati che stanno nelle strade,
      quella gente avrà bisogno di te, di Ricky, il bambino prodigio.
    Per loro vedere fare a te
    quello che prima era riservato ai santi, ai profeti,
    sarà come un assaggio di paradiso. Basta!
    E volerai anche per Ulisse,
    che lui può farlo, ma solo col pensiero. Guarda!
Ricky  : Ulisse Djum, storia di un trovatello nero, dai bassifondi all’università…
      Ma l’ha scritto tutto lui?
Maestro : Sì, prima di andare via ha voluto scrivere tutta la sua vita.
Ricky  : Maestro, com’è Ulisse?
Maestro : Piccolo, cicciottello.
Ricky  : E’ forte?
Maestro : Sì…è zoppo.
Ricky  : Ed è proprio nero nero
Maestro : Come la pece.
Ricky  : Voi gli volete bene?
Maestro : Come a un figlio.
Ricky  : E cosa facevate insieme?
Maestro : Leggevamo. Io gli insegnavo matematica, filosofia, latino.
Ricky  : E’ un secchione!
Maestro : No ti sbagli. Andavamo insieme al bar, a ballare.
Ricky  : E’ un eroe!
Maestro : No.
Ricky  : Ulisse deve essere un eroe per arrivare all’università zoppo, tutto nero…
    E anche voi siete un eroe, maestro. Avete molti nemici. Siete un eroe.
Maestro : Non sono solo nemici miei ma anche tuoi, anche di Ulisse. Tutti siamo in pericolo     qui. Ci odiano. Ci ammazzerebbero. Bisogna stare attenti . Che c’è?
Ricky  : Ho paura.
Maestro : Anch’io ho fatto un atto eroico una volta.
    Ho bevuto dodici bottiglie di whisky, in una sera!
    Ero al bar, offrivo a tutti, cantavo e ballavo in piedi sui tavoli. Tutti mi applaudivano!
    All’improvviso sono scappato fuori.
    Una voglia di pisciare, Ricky! La vescica mi arrivava in gola!
    Fuori un freddo, una bufera di neve.
    E io ho visto la mia piscia che formava un grande lago giallo
    Scendeva e si ghiacciava e questo ghiaccio
    cominciò a risalire piano piano, fino all’origine.
    All’improvviso mi sono sentito sollevare,
    sospeso a quel lieve stelo di piscio.
    Ecco, quella è stata l’unica volta
    che ho avuto l’impressione di volare.
Ricky  : Sarà difficile, maestro?
Maestro : Sarà la prova più difficile. Perchè tu lavorerai, farai gli esercizi,
    e per molto tempo non ti solleverai di un solo centimetro.
    Allora ti sentirai un cretino, disperato, e anche solo
    perchè io spesso me ne andrò.
    Allora ti verrà da piangere. E allora piangi!
    Poi un giorno forse passerà una farfalla
    e ti sembrerà un miracolo. Allora ridi!
    Cosa ridi? Sarà dura! Piangi!
    Ma tu volerai, ridi! Ti sentirai un cretino, piangi!
    Però hai il dono, ridi! Piangi! Ridi! Piangi e ridi assieme! Beh, che c’è?
Ricky  : Avete detto che per me sarà dura…per voi sarà durissima!
Maestro : Lo so, Ricky. Se per il tuo tredicesimo compleanno non sarò riuscito a farti volare
      potrai fare di me quello che vuoi.
Ricky   : Io vi ammazzo come un cane.
Maestro : Cane? Anche il cane!
Ricky  : No, maestro, non esageriamo, il cane no! Fido, dai la zampa! Non mi leccare!
    Vai a fare la pipì! Non si fa la pipì sulla cassetta! Odora! L’uccello, prendilo!
    Scemo! Tu non li puoi prendere gli uccelli! Tu non puoi volare! Ruba l’osso!
Maestro : Ricky, tu rubavi!
Ricky  : No, maestro!
Maestro : Tu rubavi!
Ricky  : Le sembro uno che ruba , io?
Maestro : Sì.
Ricky  : Vabbè, qualcosa nei supermercati. Qualche motorino.
Maestro : E che ci vuole? Così son capaci tutti. Adesso devi imparare a rubare a me.
Ricky  : Come maestro?
Maestro : Tutti i miei misteri, i miei segreti.
Ricky  : Dite sul serio, maestro?
Maestro : Sai Ricky, quasi ci siamo.
    Succederà, e prima che te lo aspetti. Rubami tutto!
    Questa mazza era del nonno di Ulisse.
           E’ strana. Certi giorni tu la prendi in mano e lei comincia a farti girare.
Ricky  : Gira tutto. però è anche più bello così.
    Dorme…Ulisse, tu che lo conosci, cosa vuol dire?
    Perchè si è addormentato?
    Cosa? Devo andare? Devo andare da solo? devo salire lì? E’ il momento?
    Cosa sono diventato, maestro?
Maestro : Abbiamo lavorato per questo. Sono felice. Oggi tu hai volato e tra poco Ulisse        ritorna. Tra dieci minuti sarà qui. Exact!
Ricky  : Però anche voi maestro…
Maestro : Certo, vogliamo farci trovare così, da uno studioso…Otto minuti.
Ricky  : Maestro, e queste?
Maestro : Maniglie dell’amore, Ricky. Capirai! Cinque minuti.
Ricky  : Guardate che ho capito benissimo. Donne! Io avevo la fidanzata!
Maestro : E com’era?
Ricky  : Piccolina, però fine, non come quelle che si vedono in strada.
    Maestro, cosa succede? Ci sono dei tipi là in fondo.
    Hanno in mano dei bastoni. Stanno ammazzando uno.
    Gli gridano “negro bastardo”.
Maestro : Ulisse. Lo sapevo e non ho fatto niente per evitarlo.
    E un uomo che non fa niente non è degno di vivere.
    Mi faccio schifo. E’ colpa mia
Ricky  : Maestro, alzatevi. Ce ne dobbiamo andare da qui.
    Non è colpa vostra. Exact!
    Guardate, maestro, ho comprato una camicia nuova. Mi serve per volare.
    Maestro, sento che tra poco mi crescerà la barba…
    Bastardi! Ma li andiamo ad ammazzare, vero!
    Li ammazzo io con le mie mani. No? Come no?
    Io vi odio!
Maestro : Tu mi odi perchè da quando è morto Ulisse io continuo a stare male.
    Tu mi odi perchè pensi che non mi occuperò più di te.
    Tu mi odi perchè pensi che io voglia sempre starmene da solo
    Tu mi odi perchè pensi che io non ti voglia bene.
Ricky  : Io vi odio perchè vi voglio bene.
    Bisogna onorare i morti. E’ per Ulisse questo!
Maestro : Ulisse!
Ricky  : Vola!
    Anch’io volavo. Una settimana dopo: la prima rappresentazione.
    Quanti spettatori!
    In terza fila una donna partorì, in sesta fila svennero tutti.
Maestro : Senti l’aria, Ricky.
Ricky  : In fondo al teatro un ateo cadde in ginocchio.
Maestro : Così, sali…
Ricky  : Il direttore del teatro prese una scala per vedere se ero appeso a dei fili…
Maestro : Volteggia…
Ricky         : I bambini avevano la bocca così spalancata che gli vedevo le tonsille..
Maestro          : Destra…sinistra…su…giù…una capriola adesso…vola…sei un sogno realizzato.
Ricky         : Quando scesi mi spogliarono dalla testa ai piedi
             per vedere se ero vero. Ma io sono vero…
          Maestro, ma come vi siete vestito?
Maestro          : Per la turnè. Si parte!
Ricky         : Già, che ci facciamo qui, adesso?
Maestro          : Bianco il vestito per lo spettacolo, con le ali e l’aureola!
Ricky         : Ma che roba vecchia maestro!
Maestro          : Tu fai la bestia! Signore e signori, vi presento la mia creatura!
    L’ho raccolta nei bassifondi di una grande città,
    sono stato per lui padre e madre. Ma è dura educare!
    L’ho nutrito! Notti e notti a vegliare! Ma adesso è buono!
    Non si spaventi, signora! La natura…ogni tanto ritorna…
    Poi questa bestia è diventato un uomo, educato!
Ricky  : Buongiorno, buonasera, buongiorno signore, munnezza!
Maestro          : La natura…ogni tanto ritorna.
    E infine la sublimazione…questa creatura si è trasformata in angelo.
    Signore e signori, Ricky, il bambino prodigio!
Ricky         : Non mi piace.
Maestro          : Come non ti piace, questo è d’effetto!
Ricky         : Non mi piace!
Maestro          : Fa presa sul pubblico!
Ricky         : Farà anche presa sul pubblico ma non mi piace. Ci vorrebbe qualcosa di moderno.
Maestro          : Se parli di moderno, tu sei il futuro…
   e io faccio spazio ai giovani…però era bella…
Ricky         : Forza, maestro, ci aspettano!
    Mi pesa la testa, cos’è?
Maestro          : Calma, Ricky, passerà, piano piano passerà.
    Ma avrà un prezzo. Non potrai più volare.
Ricky         : Come?
Maestro          : Sei diventato grande, non sei più il bambino prodigio. Da grandi si vola in una
    maniera differente. Ma non preoccuparti. Quello che hai imparato rimane.
    Sei proprio diventato grande, ti cresce la barba, guarda sei più alto di me.
    Sarà che io mi sto incurvando, tra un po' le mie gambe cominceranno a tremare,
    le mie mani diventeranno rigide…
Ricky         :  Smettetela di fare il buffone.
Maestro          : E’ venuto il tempo di dirtelo. Sono malato.
Ricky         : Come malato?
Maestro          : Una brutta roba qui. Me l’hanno detto i medici, questa mattina.
    Game over, il gioco è finito.
    Ma io lo sapevo, sai. Ti avrei fatto volare e poi…puff…
   .Ma tu non piangere, pensa alle cose belle.
    Io adesso ho voglia di musica, di ballare…
Ricky         : Padre, davvero non ci vedremo più?
Maestro          : Cosa stai facendo, Ricky?
Ricky         : Sono in teatro, sto raccontando la nostra storia.
Maestro          : Ah, davvero?
Ricky         : E vorrei anche raccontare il primo esercizio.
Maestro          : Quale? Non ricordo, racconta.
Ricky         : Se chiudete gli occhi…
Maestro          : E respirate forte forte…
Ricky         : E fate silenzio….
Maestro          : E sentite il cuore…
Ricky         : E lo legate al vostro sogno più vero…
Maestro          : Allora si formerà un grande spazio dentro di voi…
Ricky         : Un’aria leggera…
Maestro          : Un vento…
Ricky         : Vi sentirete sollevare…
Maestro          : Non tanto però…
Ricky         : A cinque centimetri da terra…

 

FINE