di
Gigi Gherzi

 

Personaggi: Matt, “bollito”, trentacinque anni, ex attore di strada. 

                      Scheggia, “lapillo”, venticinque anni, consumatore di
                      farmaci.

                      Rizzulì, “bollita”, trent’anni, custode della piazza.

                      Pulk, “ibrido”, quindici anni, il bambino che ritorna.

 

 

Antefatto:      In una grande città europea è stato dato l’annuncio dell’imminente esplosione del vulcano che la domina. Dopo i primi tentativi di esodo di massa l’esercito ha stretto intorno alla città un cordone sanitario, impedendo a chiunque di entrare o uscire.
                       L’azione inizia quindici anni dopo l’annuncio dell’esplosione.

 

SCENA UNO

Bollito Matt è in strada. Ai suoi piedi un’enorme valigia. E’ vestito in maniera stravagante. Indossa un lungo cappotto scuro con alcuni pon pon colorati. Ha un braccio ingessato che porta legato al collo. Tenta di sollevare la valigia. Non ci riesce. Si guarda intorno. Fermo a qualche passo da lui sta Lapillo Scheggia. E’ nervoso. Sta aspettando qualcuno.

Matt         : Sono due giorni che aspetti. Non arriva!
Scheggia: Zitto, o t’ammazzo.
Matt         : Ti conviene accettare la mia offerta.
Scheggia: Bollito!
Matt         : Aiutami a portare la valigia. E’ pesante.
Scheggia: Non mi posso muovere da qui. Te l’ho già spiegato..
Matt         : Ferma un attimo!
Scheggia: Non mi posso fermare!
Matt         : E’ qui vicino.
Scheggia: Non mi posso spostare.
Matt         : Ci perdi solo cinque minuti.
Scheggia: No, mi devo muovere.
Matt         : Perché?
Scheggia: Le tasche non si riempiono da sole.
Matt         : Fermati!
Scheggia: Perdo l’occasione.
Matt         : Che occasione?
Scheggia: Quella di riempirmi le tasche.
Matt         : Io sono la tua occasione.
Scheggia: Con quella faccia?
Matt         : Che faccia ho?
Scheggia: Quella di uno che dorme.
Matt         : Quindi?
Scheggia: Non sei la mia occasione.
Matt         : Dammi cinque minuti.
Scheggia: Te li sogni.
Matt         : Perché?
Scheggia: Perché il tempo è poco.
Matt         : Manca.
Scheggia: Già, manca.
Matt         : E allora?

 

Scheggia: Ci si muove!
Matt         : Con quella faccia?
Scheggia: Che faccia ho?
Matt         : Quella di uno che non dorme.
Scheggia: Il tempo non lo butto.
Matt         : Però ti cade l’occhio!
Scheggia: Cosa?
Matt         : La palpebra si abbassa.
Scheggia: Non è vero.
Matt         : Guarda lì: due rughe da sonno!
Scheggia: Cazzate!
Matt         : Sei già vecchio!
Scheggia: Smettila!
Matt         : Ti sento la morte addosso!
Scheggia: Vaffanculo!
Matt         : Stai perdendo tempo.
Scheggia: Cosa?
Matt         : E non stai facendo soldi.
Scheggia: Piantala!
Matt         : Va bene, finiamola.
Scheggia: Ti conviene.
Matt         : Anche a te conviene.
Scheggia: Cosa?
Matt         : Portami la valigia cinque minuti. Ti pago.
Scheggia: E come? (Matt rovescia a terra tutte le monete che ha in
                  tasca)
Scheggia: Monete? Straccione!
Matt         : Io ci compro tutto.
Scheggia: A te basta poco.
Matt         : Prendile!
Scheggia: Mi fanno schifo!
Matt         : Per cinque minuti bastano.
Scheggia: Cristo, sono a rota! Mi tira tutto, lo vuoi capire o no? Se non
                   trovo qualcuno, se non prendo subito qualcosa, se lui non
                  arriva, io me ne vado a puttane!
Matt         : Quello non arriva. Prendi i soldi.
Scheggia: Non mi servono!
Matt         : (estraendo dalle tasche una pastiglia) Anche il farmaco
                  non ti serve?
Scheggia: Come fai ad averlo?

 

Matt         : Con i soldi!
Scheggia: Dammelo, subito!
Matt         : Cinque minuti.
Scheggia: No, adesso!
Matt         : (Spezza la pastiglia in due) Adesso te ne do mezzo.
Scheggia: E il resto?
Matt:        : Alla fine.
Scheggia: (lo inghiotte e solleva la valigia) Che ci porti dentro?
Matt         : Storie.
Scheggia: Pesa!
Matt         : Ho molte storie.
Scheggia: Deficiente! Dove si va?
Matt         : In piazza.
Scheggia: Bollito di merda, io non ci vengo in piazza.
Matt         : Peggio per te, mezzo é niente.
Scheggia: Dovevi dirmelo prima.
Matt         : Te lo dico adesso: in piazza!
Scheggia: La piazza è chiusa.
Matt         : Si entra.
Scheggia: E’ transennata.
Matt         : Si scavalca
Scheggia: Crolla tutto.
Matt         : E tu schivi.
Scheggia: Ci sono le ronde.
Matt         : Come sopra.
Scheggia: E’ piena di bolliti.
Matt         : Non adesso.
Scheggia: E allora, perché ci vai?
Matt         : Una donna…
Scheggia: Per mezzo é poco.
Matt         : Raddoppio.
Scheggia: Niente scherzi alla fine.Ti ammazzo.
Matt         : Ancora? Calmo! Si vede che non dormi, ti fa male!
Scheggia: Anche tu sei messo male.
Matt         : (indica il braccio ingessato) Destino.
Scheggia: Come te lo sei fatto?
Matt         : Me l’hanno spezzato.
Scheggia: Chi?
Matt         : Un lapillo come te.
Scheggia: Ha fatto bene.

 

Matt         : Perché?
Scheggia: Perché sei strano.
Matt         : Che vuol dire?
Scheggia: Che mi dai sui nervi.
Matt         : Perché?
Scheggia: E poi puzzi.
Matt         : Di che?
Scheggia: Di sudore, di carne. Mi fai venire i nervi:
Matt         : Perché?
Scheggia: Puzzi di povero.
Matt         : Tu sei ricco?
Scheggia: Io non puzzo.
Matt         : Io puzzo di strada.
Scheggia: No, tu puzzi di vecchio.
Matt         : Dai, andiamo.
Scheggia: Che ci fai con quella donna in piazza?
Matt         : Dormiamo.
Scheggia: Tutte le notti?
Matt         : Sì. Ci aiutiamo
Scheggia: A far che?
Matt         : Ad aspettare.
Scheggia: Cosa?
Matt         : Che uno sogni. Il primo  a cui succede lo racconta.
Scheggia: Fai prima con un farmaco.
Matt         : Io ho tempo.
Scheggia: Io no.

(Si sente un rumore sordo. Scheggia e Matt guardano all’orizzonte)

Scheggia. Ormai è sicuro. Il vulcano ci fotte.
Matt         : Dite sempre così. Poi si va avanti.
Scheggia: Esplode, è sicuro.
Matt         : Tempo al tempo.
Scheggia: Tempo un cazzo! Credi di averne molto?
Matt         : Il necessario.
Scheggia: Ti senti forte, tu.
Matt         : Calmo.
Scheggia: Calmo e fesso. Quando tutto esploderà,quando ci sarà solo
                  un bagliore rosso, quando a tutti brucerà il culo e acqua per
                  spegnerlo non ce ne sarà più, sai dove te la metterai la
                  calma?

Matt         : Dove tu metterai la fretta.
Scheggia: Per quel momento io devo aver fatto tutto, vissuto tutto.
Matt         : Tutto cosa?
Scheggia: Tutto! (tenta di sollevare la valigia) Ma che ci tieni dentro?
Matt         : Uno spettacolo.
Scheggia: Che spettacolo?
Matt         : Lo spettacolo!
Scheggia: Non esistono più spettacoli. Non esistono più spettatori.
Matt         : Io li avevo. Prima dell’annuncio. Andavo in piazza, mi
                  fermavo, aprivo la valigia e la mia storia cominciava.
Scheggia: Sì,ma adesso? Staresti bene in un museo tu!.

SCENA DUE

Matt e Scheggia si ritrovano all’interno della piazza:un grande
spazio pieno di macerie.

Scheggia: Fuori il farmaco adesso.
Matt         : Cinque minuti. Ancora cinque minuti.
Scheggia: Fuori il farmaco!
Matt         : La piazza è deserta…
Scheggia: Sbrigati!
Matt         : Possono arrivare i tuoi amichetti.
Scheggia: Veloce, ti conviene!
Matt         : Non ci sto qui da solo.
Scheggia: Per l’ultima volta!
Matt         :( gli da metà pastiglia) Cinque minuti.
Scheggia: Il gioco è stato divertente, ma ora, stop!
Matt         : Una sigaretta?
Scheggia: (guarda sbigottito il pacchetto di Matt) Da quanto
                  le tieni?
Matt         : Anni, anni. Le ho tenute in serbo per le grandi occasioni.
Scheggia: Io queste le vendevo, prima dell’annuncio. Contrabbando.
Matt         : Vuoi fumare?
Scheggia: No, fumare fa male.
Matt         : Scusa.
Scheggia: Io e mio padre le vendevamo.
Matt         : E dopo, che avete fatto?
Scheggia: Dopo basta. Impossibile rifornirsi.
Matt         : Sono sparite subito.

 

.Scheggia: Ma ci abbiamo provato, sai, ci abbiamo provato in tutti i
                   modi a tenere i contatti. Niente, dal mare non arrivava più
                   niente: motovedette a perdita d’occhio, i motoscafi non
                   si arrischiavano. Anche via terra niente: pattuglie, pattuglie.
                   Abbiamo tentato in direzione del vulcano, nella zona più a
                   rischio: niente da fare. Non si entrava, non si usciva.
Matt         : Li hai visti da vicino?
Scheggia: Sì, ben armati, tutti lucidi.
Matt         : Voi?
Scheggia: Noi urlavamo: “fateci uscire!
Matt:        : “Tranquilli!”
Scheggia: Loro tranquilli. Rayban e manganello.
Matt         : “Fateci uscire
Scheggia: Loro zitti. Parlavano gli altoparlanti.
Matt         : “Comunicato ufficiale”.
Scheggia: “State tranquilli! Sgomberare!”
Matt         : “Fateci uscire!”
Scheggia: “Attenzione! Attenzione! Questa misura é stata adottata in
                  via provvisoria per garantire la vostra sicurezza…”
Matt         : “Quale sicurezza? Fateci uscire!”
Scheggia: Noi spingevamo.
Matt         : “State tranquilli! Sgomberare!”
Scheggia: “Ripetiamo. Ripetiamo: non esiste pericolo immediato di
                  esplosione del vulcano”
Matt         : “Fateci uscire!”
Scheggia: “Sono al vaglio misure per garantire un esodo ordinato dalla
                  città.”
Matt         : “E’ questione di giorni…”
Scheggia: (come ripetendo un eco) Di giorni, di giorni, di giorni…
Matt         : Poi di settimane…
Scheggia: Di mesi…
Matt         : Di anni.
Scheggia: Non ci volevano.
Matt         : Niente posto per noi.
Scheggia: Arrivano le malattie!
Matt         : Portano squilibrio!
Scheggia: E chi li vuole?
Matt         : Troppo poveri.
Scheggia: Massa di delinquenti!
Scheggia: Dovete stare lì!

 

Matt         : Aspettate il vulcano!
Scheggia: Come ti sembra oggi?
Matt         : Scuro!
Scheggia: E noi: paura, paura…
Matt         : E la paura è salita…
Scheggia: E’ salita…
Matt         : E’ salita finché…
Scheggia: Finche abbiamo scoperto i farmaci.
Matt         : Bella scoperta!
Scheggia: Sì, bella scoperta! Io adesso non ho più paura. Io adesso
                  ci sputo in faccia alla morte. Ho imparato a non dormire.
                  Io adesso il tempo lo uso tutto. E non provo più dolore.
Matt         : Tuo padre è vivo?
Scheggia: Non lo so. Non sono più tornato a casa. Se non hai bisogno
                 di dormire non hai bisogno neanche di una casa. Poi quel
                 quartiere é tutto crollato. Anche mio padre non l’ho più visto.
                  Ma non ho provato dolore.

SCENA TRE

Matt         : (estraendo dalla tasca una manciata di pastiglie) E’ tutto
                  qui il segreto?
Scheggia: Come fai ad averne così tanto?
Matt         : Ho rubato una valigetta a un pusher.
Scheggia: Non ci credo, non hai le palle!
Matt         : Guarda!(apre la valigia da cui esce un gran numero di
                  sassi bianchi)
Scheggia: Tu sei fuori! Che te ne fai?
Matt         : Aspetta!(estrae dalla valigia un paio di grandi stivali,un
                 tozzo di pane raffermo, delle coroncine di rose, dei bambo-
                  lotti con gli arti staccati, una maschera di Pulcinella, un
                  coltello).
Scheggia: Che spettacolo é?
Matt         : Non ricordo più.
Scheggia: Come?
Matt         : Era qualcosa di molto antico, come i sogni.(si batte la testa
                  con la mano) Adesso però qui c’é un grande lenzuolo
                  bianco, capisci?
Scheggia: No, che c’entrano i sogni?
Matt         : Io, una settimana dopo l’annuncio, ho cominciato a prendere
                  il farmaco.

Scheggia: Come tutti. Dai, dammi un po' di farmaco!
Matt         : Dopo un po' decido di smettere. Di ritornare a dormire, di
:                 diventare un bollito. Ho ritrovato il sonno, ma i sogni no. Le
                  notti erano tutte uguali, la stessa linea orizzontale piena di
                  pensieri, solo di pensieri…
Scheggia: Dammi un po' di farmaco!
Matt         : Un mattino dopo tanto tempo riprendo in mano la valigia:
                  i sassi…le rose…cos’era tutto questo, a che serviva?
                  Dimenticato, dimenticato tutto.(indica la valigia) Una
                  volta c’era una storia qui.
Scheggia: Ci sono software che scrivono le storie, é un giochetto.
Matt         : La mia no! La mia era fatta della stessa materia dei sogni!
                  Per questo l’ho dimenticata!
Scheggia: Non era scritta?
Matt         : Non c’è niente di scritto quando stai in strada.
Scheggia: Smettila, smettila di delirare! Hai poco tempo!
Matt         : Io non deliro.
Scheggia: Che ci fai, adesso, qui, con questa valigia?
Matt         : Aspetto che mi ritorni in mente! Lavoravo qui!
Scheggia: Basta! Adesso basta! Bollito, ti saluto!

Matt estrae una valigetta. La apre. Mostra i farmaci a Scheggia.

Matt         : Toglie la paura di morire. Toglie il bisogno di dormire. Ti fa
                  entrare in un altro corpo. Ti porta in un altro tempo. Allarga
                  gli spazi attorno a te. Ti fa vedere solo in bianco e nero.
                  Ti toglie il caldo. Ti toglie il freddo. Ti toglie la sete. Ti da
                  la fame. Ti da la sensazione di entrare in un altro sesso…
                  (Scheggia si avvicina e fa per prendergli la valigetta)
                  Non toccarla!
Scheggia: Dammela!
Matt         : Se resti qui, a tempo debito, avrai il dovuto, a tua scelta.
                  Adesso ti conviene stare calmo.
Scheggia: Perché?
Matt         : Perché stanno arrivando gli altri.

 

SCENA QUATTRO

Un canto si avvicina. Nella piazza compare Rizzulì
.
Rizzulì   : Dov’è la paletta?
Matt       : Si è persa!
Rizzulì   : (come recitando una formula magica)Trecentosessanta
                gradi circolari, settanta verso oriente, guardando la luna,
                eccola là!(raccoglie in mezzo ai detriti una paletta di ferro e
                una scopa e inizia a pulire). Polvere al-za-ti, mondo lim-pia-
                ti! (si alza un gran polverone. Scheggia protesta). S’alza la
                voce del penitente! Soffrir c’è da soffrire!
Scheggia: (a Matt) Ma chi é questa? E’ lei?
Rizzulì     : Piazza sola, desert place: Rizzulì, custode della piazza!
Scheggia: (a Matt) E’ fusa!
Rizzulì     : Venite, venite gente!(guarda verso il cielo) E voi, e voi!
                  Sono due anni che non mi cade più niente in testa! Dove
                  siete finiti? Tornate, piccioni, tornate!
Scheggia: E’ la custode che vi parla!
Rizzulì     : Prendi in giro? Rizzulì, custode della piazza! Pulisco, tiro i
                  pavimenti a lucido, sollevo i detriti, li ordino, mangio la pol-
                  vere, la digerisco, faccio la spesa…
Scheggia: Per chi?
Rizzulì…..: Per chi qui dovrà mangiare.(a Scheggia) Tu mangi? Io cu-
                  cino: non è a caso, non è a turno, è sempre Rizzulì che cu-
                  cina, sempre lei!
Scheggia: E chi glie lo fa fare, a Rizzulì?
Rizzulì     : La storia! Lei qui ha una storia!
Scheggia: ( a Matt) Vedi, lei ce l’ha una storia!
Rizzulì     : ( a Scheggia) Non ci credi? Vieni con me!(lo prende per la
                   mano e lo trascina) Qui, sui gradini della chiesa, si chiac-
                  cherava.(cambia posto) Qui, alla fontana, ci si dissetava.
                  Qui, alla base del monumento, ci si baciava. Qui, sotto i
                  portici, si conoscevano gli stranieri. E qui, proprio dove sei
                  tu adesso, ci stava sempre un fesso!
Scheggia: (a Matt) Insulta con la rima!(a Rizzulì) Qui, adesso, è un
                  vero cesso! I porticati sono crollati!
Rizzulì     : Ma io ho un sogno! Io la piazza la pulisco, io, la sistemo, io,
                  faccio ordine, tolgo la polvere, metto i detriti in pigna, fino a
                  farne gradini, fino a farne un teatro. Quando la gente lo sa-

                  prà, comincerà a tornare, guarderà la piazza, sbigottita, e
                  tutti mi diranno: “Brava Rizzulì, ma come hai fatto…non si
                  riconosce proprio…che bel lavoro, hai le mani d’oro! Grazie,
                  Rizzulì, grazie!” La gente entrerà in piazza, comincerà a se-
                  dersi sui gradini, e si guarderà attorno, si guarderanno di
                  nuovo gli uni con gli altri, in silenzio, emozionati, come-
                  aspettando qualcosa. Alllora un uomo si staccherà, e
                  quell’uomo sarà Matt: salirà sul monticello di detriti più alto,
                  aprirà la valigia e in quel momento lo spettacolo gli tornerà
                  in mente; e dalla gioia comincerà a ridere, e uno, dieci, cen-
                  to, anche tutti gli altri cominceranno a ridere e la piazza vi-
                  brerà, piena di echi. Fuori gli altri sentiranno e cominceranno
                  a entrare, di più, sempre di più, e alla fine dello spettacolo
                  la piazza è tutta piena di voci…
Scheggia: (a Matt) Vedi, lei ce l’ha un sogno…
Rizzulì     : Io ne so dei sogni, io sono una specialista! Benvenuti, si-
                  gnori, nella terra dei sogni, sogni di categoria A-B-C-D…
                  all’infinito! Sogni di uno, dieci, cento, mille persone! Catego-
                  ria A: sogni collettivi…io lo so com’erano…uno diceva “I have
                  a dream” e tutti “lui ha il dream” e dietro, felici, cantavano as-
                  sieme, contenti…hand in hand…splendeva il sole! Veniva
                  brutto: b, sogni bagnati, ma di quelli non si parlava.Vergo-
                  gna, vergognati!
                  C come cassetto: i sogni nel cassetto: polverosi,
                  affaticati, un po' sbiaditi ma resistenti! D: dolce sognare, fin-
                  chè te lo permettevano…non illuderti! Apri gli occhi! Sogni
                  a occhi aperti, sognatore! E i sogni a occhi chiusi? Ecco, di
                  quelli non so più nulla. Parlo dei sogni-sogni, di quelli che fa-
                   ceva il corpo, com’erano? Illusione, chimera? Secondo me
                  no. Secondo me c’erano dentro gli animali antichi…e anche i
                  piccioni! Ecco, se tornassi a sognare vorrei sognare i
                  piccioni!

SCENA CINQUE

Si sente di nuovo il rumore sordo del vulcano.

Scheggia: Qui, chiusi come topi in gabbia. Perché? Prendeteci,
                  metteteci su una nave, imbarcateci per l’Africa, per l’Au-
                  stralia, per il Polo, per dove volete, ma fateci uscire!

 

Matt e Rizzulì si muovono eccitati tra i detriti. Recuperano due bicchieri, una bottiglia di spumante e stappano.

Matt         : Mille! Questo é il millesimo botto dal giorno dell’annuncio!
                  (brindano al vulcano) Grazie, amico, grazie per la compa-
                  gnia!
Scheggia. Ma chi credete di essere per scherzare su questo? Siete
                  delle merde, siete la merda delle merde. Non vivete, non la-
                   vorate, dormite, oppure vi trovate qui, a fare i diversi. Però
                  anche voi, appena dopo l’annuncio, con la città impazzita e
                  la gente che si suicidava per le strade, l’avete preso il farma-
                  co, avete pregato per il farmaco. Perché non vi siete opposti
                  allora? Adesso fate i forti, solo perché lui ci ha risparmiato?
                  Gli strafighi: non si sporcano le mani. Armi? No. Farmaci?
                  No. Il tempo? Lo buttiamo. Ridete di noi! Pensate di esse-
                  re liberi? Il vulcano vi fotterà come ci fotterà tutti. Manca
                  poco! (si risente il rumore più forte)
Matt         : Vai, vulcano, tu sei la mia voce!
Rizzulì     : Più forte!(il rumore aumenta)
Scheggia: Io voglio vivere! Io non voglio bollire. Io non voglio sdelira-
                  re come voi, e il tempo non lo butto, perché le ore non mi
                  bastano. E neanche una vita sola mi basta. E neanche un
                  solo cervello. E neanche un solo sesso. Ho poco tempo.
                  Sono condannato. Allora voglio provare tutto. Voglio godere
                 tutto. I farmaci io li benedico! Con quelli io vivo più di tutti voi!
                  (nuovo rumore,sempre più forte)
Matt         : Sale l’orchestra!
Rizzulì     : Si ode la grancassa!(giocano a tirare detriti in aria) Esplodi,
                   musica!
Matt         : Spaccaci!
Rizzulì     : Disintegraci!
Matt         : Apriti, inferno!
Rizzulì     : Vomita!
Matt         : Scottaci!
Rizzulì     : Sommergi tutto!
Matt         : Rendici muti!
Rizzulì     : Cancella il rumore!
Matt         : Rendi i veloci quieti!
Rizzulì     : Rendi gli armati inermi!
Matt         : Rendici gesso !

Rizzulì     : Rendici sale, cenere, lava!
Matt         : Rendici terra!
Rizzulì     : Un monticello!
Matt         :( butta fiori sui detriti) Fiorito!
Rizzulì     : Adesso, Matt:.
Matt         : Cosa?
Rizzulì     : E’ tempo.
Matt         : Sicura?
Rizzulì     : Sì.
Matt         : Ci provo?
Rizzulì     : Prima un bacio.(Matt e Rizzulì si baciano)
Scheggia: Basta! Ho troppa paura! Datemi un farmaco! Portatemi via!
                  Fatemi dimenticare! Un film, nella testa, datemi un film nella
                  testa!

SCENA SEI

Rizzulì     : (riferisce le frasi che Matt le sussurra all’orecchio) Matt di-
                  ce di stare tranquillo…i farmaci li avrai, quando vorrai,
                  quelli che vorrai…adesso però ti prega di non avere paura…
                  perché tutto è silenzio, è solo silenzio adesso…Matt ti chie-
                  de di restare ancora, dice che se rimane solo con me non
                  riesce a raccontare…perché si perde, si perde d’amore(si
                  alza e da a Scheggia una pastiglia colorata).
Scheggia: (ride) Ma questa è di cioccolato.
Rizzulì     : Dai, Matt!

Matt raccoglie tutti gli oggetti del suo spettacolo e titubante cerca un
inizio. Prende in mano tre sassi.

Matt         : E’ la storia di tre fratelli, dispersi per il mondo, che girano, si
                  cercano, si rincorrono ma non si incontrano mai.(un sasso
                  cade a terra) Il primo fratello muore. Un giorno vicino alla
                  tomba passa il secondo fratello che legge il nome sulla lapi-
                 de e scoppia a piangere perché lo aveva ritrovato. Giusto?
                  No, non pianse.(Matt comincia a sbriciolare pane secco
                sul sasso caduto a terra) Anzi cominciò ogni giorno a portare
                 sulla tomba cibo, sigarette, e un po' di sabbia del mare.
                 Il mare?(Matt si mette una coroncina di fiori in testa) Ah si,
                 vicino al mare passò un giorno una fanciulla. Correva leggera
                 sulla spiaggia,parlava d’amore alle onde. Il fratello la chiamò,
                 lei si fermò, staccò un fiore dalla coroncina che aveva in tes-
                 ta e lo buttò sulla tomba. Giusto?(sempre più incerto)E la
                 terra cominciò a tremare.(Matt indossa la maschera di Pulci
                 nella) Allora dal bosco uscì urlando un uomo nero: nero il
                 volto, nero il mantello, nero come la morte, che, folle di gelo-
                 sia, cominciò a stringerle il collo, agitando le falde come un
                 pipistrello.(Matt poco convinto si toglie la maschera) Il fiore
                 spaccò la terra e cosa uscì?(Matt fa una lunga pausa, poi
                 prende in mano gli stivali) Uscirono gli stivali del primo
                 fratello e cominciarono a rincorrere l’uomo nero, gli ballavano
                 dietro(mima un patetico tip tap). L’uomo nero si voltò: era il
                 terzo fratello.(nuova pausa) Perché? E la fanciulla? Perché il
                 terzo? No, basta!
Scheggia: Chi è che si fermava?
Matt         : Non era questa la storia!
Scheggia: Qualcosa di simile. Una schifezza.
Matt         : Non era questa la storia!
Scheggia: E cosa cambia? Anche se questa storia ti tornasse in men-
                  te, cosa cambia? Si ferma il vulcano? Si smette di morire?
                  Si torna a stare bene? Cosa cambia?
Matt         : Cambia che torna lo stupore. Quando per un attimo tutto si
                  ferma. Come i bambini quando stanno appesi su un filo. Te
                  lo ricordi?
Scheggia: No.
Rizzulì     : E oggi il bambino ritorna.
Matt         : Dai, Rizzulì!
Rizzulì     : E’ scritto. Mille e non più mille. Torna oggi.
Scheggia: Che bambino?
Rizzulì     : Io comincio a preparare.(Rizzulì va a prendere un’enorme
                  pentola e con una canna di gomma comincia a riempirla
                  d’acqua)
Scheggia: Cosa ti serve una pentola così grande?
Rizzulì     : Serve.
Scheggia: Ma siamo in tre.
Rizzulì     : Aspettiamo visite. Stasera aspettiamo visite.
Scheggia: Chi deve arrivare questa sera?
Matt         : Nessuno.
Rizzulì     : Lui, il bambino!
Scheggia: E che ritorna a fare?
Rizzulì     : Porta regali.
Scheggia: Che regali?

Matt         : Rizzulì!
Rizzulì     : Mi spiace, è un segreto.
Scheggia: Basta!
Rizzulì     : Va bene, eccezione!(a Matt) Posso?
                  Gira una leggenda tra i Bolliti: Nei giorni dell’Annuncio
                  ci stava una donna incinta e nella sua pancia ci sguazzava
                  un bel ranocchio, grande grande. Il giorno dell’Annuncio,
                  mentre io sto qui, a custodire la piazza, tutti cercano di scap-
                  pare: chi via mare, chi via aria, chi via terra. La leggenda dice
                  dice che lei è andata sottoterra.
Scheggia: Ho capito!
Rizzulì     : Non é morta, è entrata in chiesa!
Scheggia: Come?
Rizzulì     : Qui ci stava la chiesa, giusto? E cosa ci stava sotto la chie-
                  sa?Catacombe. Corridoi lunghissimi. Passaggi che portano
                  lontano!
Scheggia: L’avranno presa.
Rizzulì     : Io sto tranquilla perché quella ha detto: “O torno io o torna il
                  ranocchio. Prima di morire gli insegno la strada”. Lei oramai
                  non torna più, ma quello sì: Quello non ha preso i farmaci.
                  Quello i sogni li fa ancora. E se torna lui, qui arriveranno tutti.
                  Per questo ho preso la pentola grande. Dai, aiutami!
                
(Scheggia la aiuta ad estrarre dalle macerie un fornello da
campo e una bombola di gas. Accendono il fuoco.)

SCENA SETTE

Compare Pulk. E’ vestito metà da uomo, metà da donna. Metà volto
é truccato, metà no. Indossa una gonna lunga, di taglio antico,e, sul
petto nudo, un giubbino di plastica fosforescente.

Pulk         :( esplorando con le mani il suolo)
                 Hay fuego. Aquì hay fuego. Hay tierra, polvo y agua también.
                 El aire està limpio. Qué lugar es esto? Todo me apareciò
                 como un desierto, como un lugar poblado de reptiles, como
                 tanas de ratos que viven teniendo miedo, miedo de luz y
                 aire.(a Rizzulì) Quien eres tu? Mira y canta, chiquita, el surgir
                 de tu piel!(a Scheggia) Quien eres tu? Lo tenia en la mi
                 mente este tiempo, que el polvo se limpia y la luna aparece.
                

                 Y ahora necesito comer y beber, porqué ahora yo me veo y
                 me siento: despues diez diez dias, abajo, abajo de la tierra,
                 despues diez diez dias, en la carretera sin exito y en el nigro
                 basurero.(a Rizzulì) Quien eres tu? Quien soy yo? Una nue-
                 va madrugada, que no sabe la via, que no sabe porqué.
                 Descubre, Pulk, mira estos chicos, tres, este lugar, tu lugar.
                 Ahora una lengua se necesita y un nuevo cuento. Hablaron
                 las estrellas! Dicieron: que te vayas! Es tiempo!
Scheggia: (a Matt) Dagli due farmaci! Stoppalo! Spegnilo!
Matt         : Anche tu se rimani senza farmaci non reggi.
Scheggia. Solo gli scemi rimangono senza.(raccoglie una manciata di
                  polvere bianca. Lentamente la fa cadere a terra
                 guardando Pulk) La vuoi? E’ buona! E’ l’unica rimasta!
Pulk         : (avvicinandosi) Es polvo antigua!
Scheggia: (sbattendo la polvere in faccia a Pulk) Ti piace? Buona?
                  Se non ti piace, ciccia! Prendere o lasciare.

Pulk vede tra i detriti un frammento di marmo colorato. Scheggia glie
lo ruba e lo lancia lontano. Pulk corre a prenderlo di nuovo.

Scheggia: Qui! Indietro! Riportalo! Subito!

Pulk torna con il pezzo di marmo. Scheggia lo ributta via.
Pulk fa per andare a riprenderlo e Scheggia lo sgambetta.
Fa per rialzarsi e Scheggia  lo fa ricadere.
Dalle tasche gli escono monete. Scheggia le raccoglie.

Scheggia: (a Matt e Rizzulì) Guardate queste! Da dove vengono?
                  (fruga in tasca di Pulk e gli ruba delle banconote) Que-
                  ste son buone!(Pulk glie le strappa. Scheggia gli salta ad-
                  dosso. Lottano. Rizzulì afferra Scheggia e Matt gli pun-
                  ta il coltello alla schiena)
Matt         : ( a Scheggia) Mollalo!
Scheggia: ( a Rizzulì) Toglimi quelle mani di merda addosso! E tu, to-
                  gli quel cazzo di coltello!
Matt         : Spostati! Mollalo! Via!
Scheggia: Via, di sicuro! Ma prima voi mollate i farmaci, tutti quelli che
                  avete promesso, perché se no io ritorno qui con altri Lapilli e
                  giuro che vi massacro, voi e i vostri deliri di merda, e ci rido
                  sopra mentre lo faccio. Fuori i farmaci!

Matt         : Vuoi i farmaci? Prendili tutti! (gli butta la valigetta) Urli, pian-
                   gi, non hai le palle, super eroe!
Scheggia: Ciao bello!
Matt         : Scappi? Vai a nasconderti? Se avessi le palle li prenderesti
                  qui i farmaci!
Scheggia: Buffone! Bollito!
Matt         : Buffone? Va bene. Bollito? Va bene.
Scheggia: Deliri.
Matt         : I miei deliri sono qui, a disposizione di tutti: chi vuol venire li
                  ascolta. Sono qui,in piazza: non mi nascondo come un topo!
Scheggia: Chi si nasconde?
Matt         : Tu! Hai vergogna, hai paura, non hai le palle! Quando ti fai,
                   ti fai da solo. Fantasmi, incubi, allucinazioni, tutto da solo!
Scheggia: Che ne sai tu? Io posso fare quello che voglio! Avanti, sce-
                  gli tu i farmaci! Io li prendo qui, davanti a te!(Matt gli conse-
                  gna due pastiglie)
Scheggia: (ingoiandole) Che sono?
Matt         : Amazzonia. Explorator.
Scheggia: Io sto qui.
Matt         : Buon viaggio!

SCENA OTTO

Scheggia si allontana e va a sedersi su una montagnetta di macerie.Pulk inizia a scavare con le mani nei detriti. Estrae dalle macerie altri frammenti di marmo e un pezzo di candelabro. Scheggia nel frattempo entra nel suo viaggio virtuale.

Scheggia: Amazonas! Ci siamo, capitano. Attenti al vapore, la macchi-
                  na perde! Dateci dentro con quelle schiene da negri! Anche
                  loro hanno un anima, Greg! Anche in loro sento Dio. Sotto
                  con la caldaia! Attenti agli alberi, sono là sopra! Le frecce!
                  Ci attaccano! Cristo, Greg, non creparmi così! Avvelenate!
                  Maledetti! Di là per il sentiero!(Pulk estrae dai detriti il brac-
                  cio di una statua) Hai mai masticato la morte, fratello? E’
                  come la vita. Solo all’inizio il sapore é amaro(Pulk comincia
                 a odorare, assaggiare, strusciare sul corpo i frammenti di
                 oggetti che recupera) Non fidarti! Cadaveri! Cadaveri dei no-
                  stri! Cielo di piombo! Io ti sfondo! In pasto alle belve!
                 Sotterrateli! Me ne fotto del pericolo!

Rizzulì     : Eravamo così anche noi?
Matt         : Dicevamo le stesse cose. Pensavamo gli stessi pensieri.
Scheggia: Guada il fiume! Attento, é velenosa! E’ già diventato blu!
                  Li vedi quei punti rossi là in fondo? Sono occhi di coccodril-
                  lo, George.(Pulk si volta a guardare Scheggia) Salta!
                  Appenditi! Sono belle qua! No, cara, non offrirmi niente!
                  Voglio tutto! Anche la foresta urla! Sei diventato pallido,
                  George. Uno ha un solo lancio di dadi nella vita e questo é
                  il nostro! Avanti!(Pulk si addormenta) Da soli? Contro tutti?
                  Non ce la faremo! Stringi i denti! Sì, comandante! Ora! E’ il
                  momento! Senti che silenzio! Non c’é più niente che si muo-
                  va qui. Se torno? L’acqua del fiume non torna alla sorgente,
                  George.

Rizzulì si accorge che Pulk si è addormentato. Gli si avvicina e si accorge che nel sonno Pulk muove le labbra. Chiama Matt.

Pulk        : (sussurra addormentato) Piedras…

Matt dispone tutti i sassi che aveva in valigia per terra disegnando un percorso. Poi torna vicino a Pulk. Rizzulì corre a prendere il tozzo
di pane raffermo e lo sbriciola in faccia a Pulk.

Pulk         : Avios…se le comen…

Rizzulì prende le coroncine di rose, impregna le dita del loro profumo e sfiora con le mani il volto di Pulk addormentato.

Pulk         : Sobre el cuello de sus hijos…(Rizzulì gli comprime lo sto-
                  maco, Pulk si sveglia urlando) El monstruo! El orco!

Scheggia intanto ha terminato il suo viaggio virtuale.

Scheggia:(a Matt) Già finito? Così poco? E adesso? M’hai dato una
                 sola!

 

SCENA NOVE

Matt passa tra le mani tutti gli oggetti.

Pulk         : (a Rizzulì) Mi nombre es Pulk.
Matt         : Pulk…Pulc, Pulcino, Polli…
Rizzulì     : Pollicino…
Matt          : (a Rizzulì) Era una storia…
Pulk          : Es en mi sueno. Yo nunca habiò esto sueno ante. Que raro!
                   Porquè aquì? Porquè esto sueno aquì?
Scheggia : Ma che dice? (a Pulk) Come parli?
Rizzulì      : Parla un’altra lingua.
Scheggia : Ma che altra lingua? E’ solo fuso. Sveglia! Parla chiaro!
                   ( a Matt) E dagli due farmaci!
Matt          : Lascialo stare!
Rizzulì      : Forse viene da fuori.
Scheggia : Sì, dalla Luna!
Rizzulì      : No, da fuori.
Scheggia : Non esiste più il fuori. Non per noi. E se esiste non ci viene
                   a trovare.
Pulk          : (a Rizzulì) Tiengo hambre. Hay comida?
Scheggia : Ma che dice?
Rizzulì      : Guardalo, tiene fame!
Scheggia : Bello, qui c’è poco da mungere. Ti devi sbattere!
Rizzulì      : (a Pulk) Io tra poco butto pasta. Mangiare. Noi mangiare.
                   Tu mangiare. Ce n’è per tutti.
Scheggia : Sì, col cazzo!
Matt          : Basta! Silenzio! ( a Pulk) I sassi…piedras…a cosa servono?

Pulk mima l’azione di camminare lasciando dietro di sè pietruzze.

Matt         : A Pulcino…servono a Pulcino…nel bosco…ricordi?
Rizzulì     : Nel bosco…con sei fratelli…
Pulk         : Tiengo hambre. Fa-me!

Rizzulì dà a Pulk il tozzo di pane raffermo. Pulk lo sgranocchia.

Matt        : Fame, fame, c’era fame. Una fame immensa e il padre gli
                 disse…
Scheggia:(togliendo il pane a Pulk) Non è per te questo!

Rizzulì     : (togliendo il pane a Scheggia) Jatevenne, qui non c’è più
                  niente da mangiare!
Matt         : Nel bosco li porta. Addio! Ma Pollicino coi sassi…
Rizzulì     : Erano pietruzze bianche…
Matt         : Ti ritrova la strada.
Pulk         : Es asì! Mama, tiengo hambre! (Va da Rizzulì e si riprende
                  il pane)
Rizzulì     : Lui torna dalla madre: fame, fame!
Pulk         : Hambre!
Rizzulì     : Jatevenne, non c’è più niente da mangiare. E li porta nel
                  bosco.
Matt         : Il pane?A che serve il pane?(Pulk si pulisce dalla briciole)
                  Le briciole, usa le briciole per segnare la strada!
Rizzulì     : Sì, figurati, i piccioni se le mangiano!
Matt         : E così succede: gli uccelli se le mangiano…
Pulk         : Tiengo hambre, hambre, fame!
Rizzulì     : Un momento, l’acqua non bolle ancora.
Scheggia: Quanto ci mette? Anch’io ho fame.
Matt         : Fame! L’orco se li vuole mangiare! Capitano in casa sua.
                  Fanno i gentili. Ci scusi…abbiamo fame…

Matt prende in mano le rose

Pulk        : Que lindas! (Le prende e le dà a Rizzulì)
Rizzulì    : Pungono!

Pulk prende il coltello di Matt e comincia a togliere le spine.

Matt        : Perchè mette le coroncine di rose in testa ai figli?
Rizzulì    : Perchè? Qui c’è sotto qualcosa…
Matt        : Mettiamocele in testa noi!
Pulk        : Hambre! (Fa il gesto di addentare la gamba di un bambo-
                lotto)
Matt        : Al buio l’orco si confonde e mangia i figli suoi! Fregato!
Rizzulì    : Fame, fame!

Scheggia torce violentemente un orecchio a Pulk che grida.

Scheggia:Vattene!

Pulk gioca a minacciare Scheggia col coltello di Matt

Matt         : Il mattino…vendetta! Pulcino, dove sei ?

Scheggia si avvicina a Pulk. Pulk scappa. Scheggia lo rincorre.

Rizzulì     : Mica si fa trovare!
Matt         : Dove sei?
Rizzulì     : E’ furbo!
Matt         : Salta fuori!
Rizzulì     : Si nasconde|
Matt         : Se ti prendo!
Rizzulì     : Gli ha rubato il coltello!
Matt         : Pollicino, adesso ho sonno.

Matt sgambetta Scheggia e lo stende a terra.

Matt         : E lì, nel sonno, la gola dell’orco incontra il coltello di
                  Pollicino. Sangue, sangue!

Pulk prende la maschera di Pulcinella e comincia a giocarci.

Matt         : Piccolo Pulcino vicino al cadavere.
Rizzulì     : Enormi gli stivali dell’orco!
Matt         : Se Pulcino se li mette…
Rizzulì     : Corre come un pazzo…
Matt         : Come un treno…
Rizzulì     : Supera montagne…
Matt         : Scavalca fiumi…
Rizzulì     : Arriva in città…
Matt         : Si ferma.
Rizzulì     : Piccolo Pulcino!
Matt         : Gobbo!
Rizzulì     : Pure gobbo?
Matt         : Sì.
Rizzulì     : Furbo!
Matt         : E lì sente qualcuno che lo chiama: “Pulcino, Pullecené, sei
                  arrivato?”
Rizzulì     : Sente qualcosa di strano.
Matt         : Si tocca la faccia.
Rizzulì     : Sente che gli sta crescendo…

Matt         : Un grande naso nero…
Rizzulì     : “Pullecené, che ci fai qua?”
Matt         : Campo!
Rizzulì     : Alla faccia della morte!
Matt………: Alla faccia della morte!
Rizzulì     : Alla faccia della morte!
Pulk         : Esto es mi sueno. Un sueno donde la muerte se muere.
Scheggia: Bella storia! Bel sueno! Roba da bambini! Non si combatte
                  coi mostri, sono più forti di te! Non li ammazzi, hanno mille
                  vite! Non li freghi, sono più furbi di te! Non c’é niente da fare!
                  E questa è una storia idiota(si sente il rumore del vulcano)
                  Lo senti?
Matt         : E non è finita!
Rizzulì     : Come?
Matt         : Pulcinè, arrivato in città, cominciò a sentirsi la morte addos-
                  so. La incontrava dappertutto, nelle chiese, nei palazzi, vol-
                  tava l’angolo e se la trovava davanti, faccia d’ossa, gli volta-
                  va le spalle e la sentiva ridere dietro. Un giorno si ferma, la
                  guarda fisso e lei scappa. Lui prende un bastone e corre
                  dietro a quello scheletro, l’avrebbe presa a mazzate fino alla
                  morte. Corrono: oltre il centro, oltre i borghi, oltre la campa-
                  gna, fino a che la vede seduta sul vulcano, pareva una regi-
                  na sul trono. E lui sale. Cominciano ad arrivargli addosso
                  pietre arroventate, poi nuvole di polvere, poi l’aria comincia
                  a vibrare. La partita é aperta: cominciano a battersi. Si fa
                  un gran silenzio. Si sente solo il rumore del bastone contro
                  le ossa, sdeng!
Pulk         : Esto es en mi sueno. Y de repente.
Matt         :( a Rizzulì) E all’ improvviso.
Rizzulì     :( a Scheggia) All’intrasatto
Pulk         : Pulcenè viò que la muerte hacia un malo juego.
Matt         : Vide che la morte barava.
Rizzulì     : Imbrusava,’a fetentona.
Pulk         : El volcan estaba firme.
Matt         : Stava quieto.
Rizzulì     : S’arrepusava.
Pulk         : Ella soplaba en el monte para obtener el ruido.
Matt         : Soffiava dentro per farlo tuonare.
Rizzulì     : Sciusciava int’a muntagna pa’ fà tremmà.
Pulk         : Ella hacia fuego para cander las piedras.
Matt         : Faceva fuoco per arroventare le pietre.
Rizzulì     : Attizzava o’ ffuoco pe’ scarfà ‘e pprete. Sicchie ‘e lota!

Pulk         : Questo vero. Questo davvero nostra vita. E vostra vita, dav-
                  vero.
Scheggia: Ma che dici?
Pulk         : Bagliore sul vulcano, non vero. Solo tecnologia. Rumore di
                  vulcano, non vero. Buona amplificazione. Buona, molto buo-
                  na. Non vera.
Matt         : Come?
Pulk         : Paura vostra non vera. Paura vostra costruita.
Rizzulì     : Lo sapevo.
Pulk         : Questo si sa fuori da cerchio. Fuori da cerchio-prigione.
                  Per questo io tornato. Pericoloso tornare.
                  Esercito, pum pum!
Scheggia: Cosa sanno?
Pulk         : Vulcano buono. Vulcano quieto. Non tutti i giorni prove cata-
                  strofe. Quello uomini. Uomini costruire catastrofe. Costruire
                  paura. Panico, emergenza, controllo, militari. Tutto morto.
Matt         : Perché sei qui?
Pulk         : Io tornato perchè ho fatto promessa. Mia madre
                  detto: muoio. Tu torna. Io fatto promessa. Tu dire tutto. Io
                  fatto promessa.
Rizzulì     : Avevo capito che eri tu.
Pulk         : Io tornato, sottoterra,cunicoli, strada rovescia,prima volta in
                  pancia, seconda volta molto scuro, molto crollo, molto peri-
                  colo. Paura, paura vera, vostra paura no vera.
Rizzulì     : Lei, lei che ti ha detto?
Pulk         : Madre, segreto, venuto qui, buio, cunicoli, ripetendo segre-
                  to.
Matt         : Cosa?
Pulk         : Madre dice: spezzate cerchio. Spezzate guardie, torrette,                                                  
                  sentinelle, pattuglie. Inutili. Solo guardie vostra vita. Non
                  bene questo.
Scheggia: Il vulcano sta per esplodere!
Pulk         : Annuncio finto! Annuncio decisione politica! Voi cascati. Voi
                  in trappola. Non bene. Voi vivere dentro sogno cattivo. Den-
                  tro effetto speciale. Voi non vivere.
Matt           Come si fa?
Pulk         : Io tornato qui. Tornato solo. Voi ora amici. Io straniero. Voi
                  accogliere me. Io portare sogno sogno. Voi sfamare. Voi
                  ricostruire: nuova festa, nuovo inizio. Voi cantare presente.
                  Lingua nuova. Parole diverse.(si guarda attorno)
                 

                   Piazza va ricostruita. Piccioni tornare. Passanti merda in te-
                  sta. Buona fortuna!
Scheggia: Ci credi?
Matt         : Non so.
Scheggia: Anch’io, è difficile credere…
Rizzulì     : C’è stato un ritorno, ci credi? Ci sono di nuovo uno spetta
                  colo e una storia. E forse una notizia, un nuovo annuncio.
                  Vai,Matt, chiama gli altri:(prende un’enorme pacco di pasta)
                  Anche tu, Scheggia, chiama altri Lapilli. E’ per tutti.

Matt e Scheggia escono dalla piazza.

Rizzulì     : (buttando la pasta) E’ per tutti.

                                                                                       F I N E

Prima versione

 

La piazza dei passanti
di
Gianluigi Maria Gherzi

 

 

 

 

 

 

 

Personaggi: Matt, “bollito”, trentacinque anni, ex attore di strada. 

                      Scheggia, “lapillo”, venticinque anni, consumatore di
                      farmaci.

                      Rizzulì, “bollita”, trent’anni, custode della piazza.

                      Pulk, “ibrido”, quindici anni, il bambino che ritorna.

 

 

 

 

Antefatto:      In una grande città europea è stato dato l’annuncio dell’imminente esplosione del vulcano che la domina. Dopo i primi tentativi di esodo di massa l’esercito ha stretto intorno alla città un cordone sanitario, impedendo a chiunque di entrare o uscire.
                       L’azione inizia quindici anni dopo l’annuncio dell’esplosione.

 

SCENA UNO

Bollito Matt è in strada. Ai suoi piedi un’enorme valigia. E’ vestito in maniera stravagante. Indossa un lungo cappotto scuro con alcuni pon pon colorati. Ha un braccio ingessato che porta legato al collo. Tenta di sollevare la valigia. Non ci riesce. Si guarda intorno. Fermo a qualche passo da lui sta Lapillo Scheggia. E’ nervoso. Sta aspettando qualcuno.

Matt         : Sono due giorni che aspetti. Non arriva!
Scheggia: Zitto, o t’ammazzo.
Matt         : Ti conviene accettare la mia offerta.
Scheggia: Bollito!
Matt         : Aiutami a portare la valigia. E’ pesante.
Scheggia: Non mi posso muovere da qui. Te l’ho già spiegato..
Matt         : Ferma un attimo!
Scheggia: Non mi posso fermare!
Matt         : E’ qui vicino.
Scheggia: Non mi posso spostare.
Matt         : Ci perdi solo cinque minuti.
Scheggia: No, mi devo muovere.
Matt         : Perché?
Scheggia: Le tasche non si riempiono da sole.
Matt         : Fermati!
Scheggia: Perdo l’occasione.
Matt         : Che occasione?
Scheggia: Quella di riempirmi le tasche.
Matt         : Io sono la tua occasione.
Scheggia: Con quella faccia?
Matt         : Che faccia ho?
Scheggia: Quella di uno che dorme.
Matt         : Quindi?
Scheggia: Non sei la mia occasione.
Matt         : Dammi cinque minuti.
Scheggia: Te li sogni.
Matt         : Perché?
Scheggia: Perché il tempo è poco.
Matt         : Manca.
Scheggia: Già, manca.
Matt         : E allora?

Scheggia: Ci si muove!
Matt         : Con quella faccia?
Scheggia: Che faccia ho?
Matt         : Quella di uno che non dorme.
Scheggia: Il tempo non lo butto.
Matt         : Però ti cade l’occhio!
Scheggia: Cosa?
Matt         : La palpebra si abbassa.
Scheggia: Non è vero.
Matt         : Guarda lì: due rughe da sonno!
Scheggia: Cazzate!
Matt         : Sei già vecchio!
Scheggia: Smettila!
Matt         : Ti sento la morte addosso!
Scheggia: Vaffanculo!
Matt         : Stai perdendo tempo.
Scheggia: Cosa?
Matt         : E non stai facendo soldi.
Scheggia: Piantala!
Matt         : Va bene, finiamola.
Scheggia: Ti conviene.
Matt         : Anche a te conviene.
Scheggia: Cosa?
Matt         : Portami la valigia cinque minuti. Ti pago.
Scheggia: E come? (Matt rovescia a terra tutte le monete che ha in
                  tasca)
Scheggia: Monete? Straccione!
Matt         : Io ci compro tutto.
Scheggia: A te basta poco.
Matt         : Prendile!
Scheggia: Mi fanno schifo!
Matt         : Per cinque minuti bastano.
Scheggia: Cristo, sono a rota! Mi tira tutto, lo vuoi capire o no? Se non
                   trovo qualcuno, se non prendo subito qualcosa, se lui non
                  arriva, io me ne vado a puttane!
Matt         : Quello non arriva. Prendi i soldi.
Scheggia: Non mi servono!
Matt         : (estraendo dalle tasche una pastiglia) Anche il farmaco
                  non ti serve?
Scheggia: Come fai ad averlo?

Matt         : Con i soldi!
Scheggia: Dammelo, subito!
Matt         : Cinque minuti.
Scheggia: No, adesso!
Matt         : (Spezza la pastiglia in due) Adesso te ne do mezzo.
Scheggia: E il resto?
Matt:        : Alla fine.
Scheggia: (lo inghiotte e solleva la valigia) Che ci porti dentro?
Matt         : Storie.
Scheggia: Pesa!
Matt         : Ho molte storie.
Scheggia: Deficiente! Dove si va?
Matt         : In piazza.
Scheggia: Bollito di merda, io non ci vengo in piazza.
Matt         : Peggio per te, mezzo é niente.
Scheggia: Dovevi dirmelo prima.
Matt         : Te lo dico adesso: in piazza!
Scheggia: La piazza è chiusa.
Matt         : Si entra.
Scheggia: E’ transennata.
Matt         : Si scavalca
Scheggia: Crolla tutto.
Matt         : E tu schivi.
Scheggia: Ci sono le ronde.
Matt         : Come sopra.
Scheggia: E’ piena di bolliti.
Matt         : Non adesso.
Scheggia: E allora, perché ci vai?
Matt         : Una donna…
Scheggia: Per mezzo é poco.
Matt         : Raddoppio.
Scheggia: Niente scherzi alla fine.Ti ammazzo.
Matt         : Ancora? Calmo! Si vede che non dormi, ti fa male!
Scheggia: Anche tu sei messo male.
Matt         : (indica il braccio ingessato) Destino.
Scheggia: Come te lo sei fatto?
Matt         : Me l’hanno spezzato.
Scheggia: Chi?
Matt         : Un lapillo come te.
Scheggia: Ha fatto bene.

Matt         : Perché?
Scheggia: Perché sei strano.
Matt         : Che vuol dire?
Scheggia: Che mi dai sui nervi.
Matt         : Perché?
Scheggia: E poi puzzi.
Matt         : Di che?
Scheggia: Di sudore, di carne. Mi fai venire i nervi:
Matt         : Perché?
Scheggia: Puzzi di povero.
Matt         : Tu sei ricco?
Scheggia: Io non puzzo.
Matt         : Io puzzo di strada.
Scheggia: No, tu puzzi di vecchio.
Matt         : Dai, andiamo.
Scheggia: Che ci fai con quella donna in piazza?
Matt         : Dormiamo.
Scheggia: Tutte le notti?
Matt         : Sì. Ci aiutiamo
Scheggia: A far che?
Matt         : Ad aspettare.
Scheggia: Cosa?
Matt         : Che uno sogni. Il primo  a cui succede lo racconta.
Scheggia: Fai prima con un farmaco.
Matt         : Io ho tempo.
Scheggia: Io no.

(Si sente un rumore sordo. Scheggia e Matt guardano all’orizzonte)

Scheggia. Ormai è sicuro. Il vulcano ci fotte.
Matt         : Dite sempre così. Poi si va avanti.
Scheggia: Esplode, è sicuro.
Matt         : Tempo al tempo.
Scheggia: Tempo un cazzo! Credi di averne molto?
Matt         : Il necessario.
Scheggia: Ti senti forte, tu.
Matt         : Calmo.
Scheggia: Calmo e fesso. Quando tutto esploderà,quando ci sarà solo
                  un bagliore rosso, quando a tutti brucerà il culo e acqua per
                  spegnerlo non ce ne sarà più, sai dove te la metterai la
                  calma?

Matt         : Dove tu metterai la fretta.
Scheggia: Per quel momento io devo aver fatto tutto, vissuto tutto.
Matt         : Tutto cosa?
Scheggia: Tutto! (tenta di sollevare la valigia) Ma che ci tieni dentro?
Matt         : Uno spettacolo.
Scheggia: Che spettacolo?
Matt         : Lo spettacolo!
Scheggia: Non esistono più spettacoli. Non esistono più spettatori.
Matt         : Io li avevo. Prima dell’annuncio. Andavo in piazza, mi
                  fermavo, aprivo la valigia e la mia storia cominciava.
Scheggia: Sì,ma adesso? Staresti bene in un museo tu!.

SCENA DUE

Matt e Scheggia si ritrovano all’interno della piazza:un grande
spazio pieno di macerie.

Scheggia: Fuori il farmaco adesso.
Matt         : Cinque minuti. Ancora cinque minuti.
Scheggia: Fuori il farmaco!
Matt         : La piazza è deserta…
Scheggia: Sbrigati!
Matt         : Possono arrivare i tuoi amichetti.
Scheggia: Veloce, ti conviene!
Matt         : Non ci sto qui da solo.
Scheggia: Per l’ultima volta!
Matt         :( gli da metà pastiglia) Cinque minuti.
Scheggia: Il gioco è stato divertente, ma ora, stop!
Matt         : Una sigaretta?
Scheggia: (guarda sbigottito il pacchetto di Matt) Da quanto
                  le tieni?
Matt         : Anni, anni. Le ho tenute in serbo per le grandi occasioni.
Scheggia: Io queste le vendevo, prima dell’annuncio. Contrabbando.
Matt         : Vuoi fumare?
Scheggia: No, fumare fa male.
Matt         : Scusa.
Scheggia: Io e mio padre le vendevamo.
Matt         : E dopo, che avete fatto?
Scheggia: Dopo basta. Impossibile rifornirsi.
Matt         : Sono sparite subito.

.Scheggia: Ma ci abbiamo provato, sai, ci abbiamo provato in tutti i
                   modi a tenere i contatti. Niente, dal mare non arrivava più
                   niente: motovedette a perdita d’occhio, i motoscafi non
                   si arrischiavano. Anche via terra niente: pattuglie, pattuglie.
                   Abbiamo tentato in direzione del vulcano, nella zona più a
                   rischio: niente da fare. Non si entrava, non si usciva.
Matt         : Li hai visti da vicino?
Scheggia: Sì, la gente premeva e gli altoparlanti urlavano:”Via,
                  sgomberate!” La gente urlava, i soldati aumentavano. “State
                  tranquilli, questa misura è stata adottata in via provvisoria per
                  garantire in primo luogo la vostra sicurezza. Ripetiamo: non
                  esiste pericolo immediato di esplosione del vulcano. Sono
                  al vaglio misure per garantire un esodo ordinato dalla
                  città. E’ questione di giorni…”
Matt         : Poi di settimane…
Scheggia: Di mesi…
Matt         : Di anni.
Scheggia: Non ci volevano.
Matt         : Niente posto per noi.
Scheggia: Arrivano le malattie!
Matt         : Portano squilibrio!
Scheggia: E chi li vuole?
Matt         : Troppo poveri.
Scheggia: Massa di delinquenti!
Scheggia: Dovete stare lì!
Matt         : Aspettate il vulcano!
Scheggia: Come ti sembra oggi?
Matt         : Scuro!
Scheggia: E noi: paura, paura…
Matt         : E la paura è salita…
Scheggia: E’ salita…
Matt         : E’ salita finché…
Scheggia: Finche abbiamo scoperto i farmaci.
Matt         : Bella scoperta!
Scheggia: Sì, bella scoperta! Io adesso non ho più paura. Io adesso
                  ci sputo in faccia alla morte. Ho imparato a non dormire.
                  Io adesso il tempo lo uso tutto. E non provo più dolore.
Matt         : Tuo padre è vivo?
Scheggia: Non lo so. Non sono più tornato a casa. Se non hai bisogno
                 di dormire non hai bisogno neanche di una casa. Poi quel
                 quartiere é tutto crollato. Anche mio padre non l’ho più visto.
                  Ma non ho provato dolore.

SCENA TRE

Matt         : (estraendo dalla tasca una manciata di pastiglie) E’ tutto
                  qui il segreto?
Scheggia: Come fai ad averne così tanto?
Matt         : Ho rubato una valigetta a un pusher.
Scheggia: Non ci credo, non hai le palle!
Matt         : Guarda!(apre la valigia da cui esce un gran numero di
                  sassi bianchi)
Scheggia: Tu sei fuori! Che te ne fai?
Matt         : Aspetta!(estrae dalla valigia un paio di grandi stivali,un
                 tozzo di pane raffermo, delle coroncine di rose, dei bambo-
                  lotti con gli arti staccati, una maschera di Pulcinella, un
                  coltello).
Scheggia: Che spettacolo é?
Matt         : Non ricordo più.
Scheggia: Come?
Matt         : Era qualcosa di molto antico, come i sogni.(si batte la testa
                  con la mano) Adesso però qui c’é un grande lenzuolo
                  bianco, capisci?
Scheggia: No, che c’entrano i sogni?
Matt         : Io, una settimana dopo l’annuncio, ho cominciato a prendere
                  il farmaco.
Scheggia: Come tutti. Dai, dammi un po' di farmaco!
Matt         : Dopo un po' decido di smettere. Di ritornare a dormire, di
:                 diventare un bollito. Ho ritrovato il sonno, ma i sogni no. Le
                  notti erano tutte uguali, la stessa linea orizzontale piena di
                  pensieri, solo di pensieri…
Scheggia: Dammi un po' di farmaco!
Matt         : Un mattino dopo tanto tempo riprendo in mano la valigia:
                  i sassi…le rose…cos’era tutto questo, a che serviva?
                  Dimenticato, dimenticato tutto.(indica la valigia) Una
                  volta c’era una storia qui.
Scheggia: Ci sono software che scrivono le storie, é un giochetto.
Matt         : La mia no! La mia era fatta della stessa materia dei sogni!
                  Per questo l’ho dimenticata!
Scheggia: Non era scritta?
Matt         : Non c’è niente di scritto quando stai in strada.
Scheggia: Smettila, smettila di delirare! Hai poco tempo!
Matt         : Io non deliro.

Scheggia: Che ci fai, adesso, qui, con questa valigia?
Matt         : Aspetto che mi ritorni in mente! Lavoravo qui!
Scheggia: Basta! Adesso basta! Bollito, ti saluto!

Matt estrae una valigetta. La apre. Mostra i farmaci a Scheggia.

Matt         : Toglie la paura di morire. Toglie il bisogno di dormire. Ti fa
                  entrare in un altro corpo. Ti porta in un altro tempo. Allarga
                  gli spazi attorno a te. Ti fa vedere solo in bianco e nero.
                  Ti toglie il caldo. Ti toglie il freddo. Ti toglie la sete. Ti da
                  la fame. Ti da la sensazione di entrare in un altro sesso…
                  (Scheggia si avvicina e fa per prendergli la valigetta)
                  Non toccarla!
Scheggia: Dammela!
Matt         : Se resti qui, a tempo debito, avrai il dovuto, a tua scelta.
                  Adesso ti conviene stare calmo.
Scheggia: Perché?
Matt         : Perché stanno arrivando gli altri.

SCENA QUATTRO

Un canto si avvicina. Nella piazza compare Rizzulì
.
Rizzulì   : Dov’è la paletta?
Matt       : Si è persa!
Rizzulì   : (come recitando una formula magica)Trecentosessanta
                gradi circolari, settanta verso oriente, guardando la luna,
                eccola là!(raccoglie in mezzo ai detriti una paletta di ferro e
                una scopa e inizia a pulire). Polvere al-za-ti, mondo lim-pia-
                ti! (si alza un gran polverone. Scheggia protesta). S’alza la
                voce del penitente! Soffrir c’è da soffrire!
Scheggia: (a Matt) Ma chi é questa? E’ lei?
Rizzulì     : Piazza sola, desert place: Rizzulì, custode della piazza!
Scheggia: (a Matt) E’ fusa!
Rizzulì     : Venite, venite gente!(guarda verso il cielo) E voi, e voi!
                  Sono due anni che non mi cade più niente in testa! Dove
                  siete finiti? Tornate, piccioni, tornate!
Scheggia: E’ la custode che vi parla!
Rizzulì     : Prendi in giro? Rizzulì, custode della piazza! Pulisco, tiro i
                  pavimenti a lucido, sollevo i detriti, li ordino, mangio la pol-
                  vere, la digerisco, faccio la spesa…

Scheggia: Per chi?
Rizzulì…..: Per chi qui dovrà mangiare.(a Scheggia) Tu mangi? Io cu-
                  cino: non è a caso, non è a turno, è sempre Rizzulì che cu-
                  cina, sempre lei!
Scheggia: E chi glie lo fa fare, a Rizzulì?
Rizzulì     : La storia! Lei qui ha una storia!
Scheggia: ( a Matt) Vedi, lei ce l’ha una storia!
Rizzulì     : ( a Scheggia) Non ci credi? Vieni con me!(lo prende per la
                   mano e lo trascina) Qui, sui gradini della chiesa, si chiac-
                  cherava.(cambia posto) Qui, alla fontana, ci si dissetava.
                  Qui, alla base del monumento, ci si baciava. Qui, sotto i
                  portici, si conoscevano gli stranieri. E qui, proprio dove sei
                  tu adesso, ci stava sempre un fesso!
Scheggia: (a Matt) Insulta con la rima!(a Rizzulì) Qui, adesso, è un
                  vero cesso! I porticati sono crollati!
Rizzulì     : Ma io ho un sogno! Io la piazza la pulisco, io, la sistemo, io,
                  faccio ordine, tolgo la polvere, metto i detriti in pigna, fino a
                  farne gradini, fino a farne un teatro. Quando la gente lo sa-
                  prà, comincerà a tornare, guarderà la piazza, sbigottita, e
                  tutti mi diranno: “Brava Rizzulì, ma come hai fatto…non si
                  riconosce proprio…che bel lavoro, hai le mani d’oro! Grazie,
                  Rizzulì, grazie!” La gente entrerà in piazza, comincerà a se-
                  dersi sui gradini, e si guarderà attorno, si guarderanno di
                  nuovo gli uni con gli altri, in silenzio, emozionati, come-
                  aspettando qualcosa. Alllora un uomo si staccherà, e
                  quell’uomo sarà Matt: salirà sul monticello di detriti più alto,
                  aprirà la valigia e in quel momento lo spettacolo gli tornerà
                  in mente; e dalla gioia comincerà a ridere, e uno, dieci, cen-
                  to, anche tutti gli altri cominceranno a ridere e la piazza vi-
                  brerà, piena di echi. Fuori gli altri sentiranno e cominceranno
                  a entrare, di più, sempre di più, e alla fine dello spettacolo
                  la piazza è tutta piena di voci…
Scheggia: (a Matt) Vedi, lei ce l’ha un sogno…
Rizzulì     : Io ne so dei sogni, io sono una specialista! Benvenuti, si-
                  gnori, nella terra dei sogni, sogni di categoria A-B-C-D…
                  all’infinito! Sogni di uno, dieci, cento, mille persone! Catego-
                  ria A: sogni collettivi…io lo so com’erano…uno diceva “I have
                  a dream” e tutti “lui ha il dream” e dietro, felici, cantavano as-
                  sieme, contenti…hand in hand…splendeva il sole! Veniva
                  brutto: sogni bagnati, ma di quelli non si parlava. Vergognati,

                  vergogna! C come cassetto: i sogni nel cassetto: polverosi,
                  affaticati, un po' sbiaditi ma resistenti! D: dolce sognare, fin-
                  chè te lo permettevano…non illuderti! Apri gli occhi! Sogni
                  a occhi aperti, sognatore! E i sogni a occhi chiusi? Ecco, di
                  quelli non so più nulla. Parlo dei sogni-sogni, di quelli che fa-
                   ceva il corpo, com’erano? Illusione, chimera? Secondo me
                  no. Secondo me c’erano dentro gli animali antichi…e anche i
                  piccioni! Ecco, se tornassi a sognare vorrei sognare i
                  piccioni!

SCENA CINQUE

Si sente di nuovo il rumore sordo del vulcano.

Scheggia: Qui, chiusi come topi in gabbia. Perché? Prendeteci,
                  metteteci su una nave, imbarcateci per l’Africa, per l’Au-
                  stralia, per il Polo, per dove volete, ma fateci uscire!

Matt e Rizzulì si muovono eccitati tra i detriti. Recuperano due bicchieri, una bottiglia di spumante e stappano.

Matt         : Mille! Questo é il millesimo botto dal giorno dell’annuncio!
                  (brindano al vulcano) Grazie, amico, grazie per la compa-
                  gnia!
Scheggia. Ma chi credete di essere per scherzare su questo? Siete
                  delle merde, siete la merda delle merde. Non vivete, non la-
                   vorate, dormite, oppure vi trovate qui, a fare i diversi. Però
                  anche voi, appena dopo l’annuncio, con la città impazzita e
                  la gente che si suicidava per le strade, l’avete preso il farma-
                  co, avete pregato per il farmaco. Perché non vi siete opposti
                  allora? Adesso fate i forti, solo perché lui ci ha risparmiato?
                  Gli strafighi: non si sporcano le mani. Armi? No. Farmaci?
                  No. Il tempo? Lo buttiamo. Ridete di noi! Pensate di esse-
                  re liberi? Il vulcano vi fotterà come ci fotterà tutti. Manca
                  poco! (si risente il rumore più forte)
Matt         : Vai, vulcano, tu sei la mia voce!
Rizzulì     : Più forte!(il rumore aumenta)
Scheggia: Io voglio vivere! Io non voglio bollire. Io non voglio sdelira-
                  re come voi, e il tempo non lo butto, perché le ore non mi
                  bastano. E neanche una vita sola mi basta. E neanche un

 

                  solo cervello. E neanche un solo sesso. Ho poco tempo.
                  Sono condannato. Allora voglio provare tutto. Voglio godere
                 tutto. I farmaci io li benedico! Con quelli io vivo più di tutti voi!
                  (nuovo rumore,sempre più forte)
Matt         : Sale l’orchestra!
Rizzulì     : Si ode la grancassa!(giocano a tirare detriti in aria) Esplodi,
                   musica!
Matt         : Spaccaci!
Rizzulì     : Disintegraci!
Matt         : Apriti, inferno!
Rizzulì     : Vomita!
Matt         : Scottaci!
Rizzulì     : Sommergi tutto!
Matt         : Rendici muti!
Rizzulì     : Cancella il rumore!
Matt         : Rendi i veloci quieti!
Rizzulì     : Rendi gli armati inermi!
Matt         : Rendici gesso !
Rizzulì     : Rendici sale, cenere, lava!
Matt         : Rendici terra!
Rizzulì     : Un monticello!
Matt         :( butta fiori sui detriti) Fiorito!
Rizzulì     : Adesso, Matt:.
Matt         : Cosa?
Rizzulì     : E’ tempo.
Matt         : Sicura?
Rizzulì     : Sì.
Matt         : Ci provo?
Rizzulì     : Prima un bacio.(Matt e Rizzulì si baciano)
Scheggia: Basta! Ho troppa paura! Datemi un farmaco! Portatemi via!
                  Fatemi dimenticare! Un film, nella testa, datemi un film nella
                  testa!

SCENA SEI

Rizzulì     : (riferisce le frasi che Matt le sussurra all’orecchio) Matt di-
                  ce di stare tranquillo…i farmaci li avrai, quando vorrai,
                  quelli che vorrai…adesso però ti prega di non avere paura…
                  perché tutto è silenzio, è solo silenzio adesso…Matt ti chie-
                  de di restare ancora, dice che se rimane solo con me non

 

                  riesce a raccontare…perché si perde, si perde d’amore(si
                  alza e da a Scheggia una pastiglia colorata).
Scheggia: (ride) Ma questa è di cioccolato.
Rizzulì     : Dai, Matt!
Matt raccoglie tutti gli oggetti del suo spettacolo e titubante cerca un
inizio. Prende in mano tre sassi.
Matt         : E’ la storia di tre fratelli, dispersi per il mondo, che girano, si
                  cercano, si rincorrono ma non si incontrano mai.(un sasso
                  cade a terra) Il primo fratello muore. Un giorno vicino alla
                  tomba passa il secondo fratello che legge il nome sulla lapi-
                 de e scoppia a piangere perché lo aveva ritrovato. Giusto?
                  No, non pianse.(Matt comincia a sbriciolare pane secco
                sul sasso caduto a terra) Anzi cominciò ogni giorno a portare
                 sulla tomba cibo, sigarette, e un po' di sabbia del mare.
                 Il mare?(Matt si mette una coroncina di fiori in testa) Ah si,
                 vicino al mare passò un giorno una fanciulla. Correva leggera
                 sulla spiaggia,parlava d’amore alle onde. Il fratello la chiamò,
                 lei si fermò, staccò un fiore dalla coroncina che aveva in tes-
                 ta e lo buttò sulla tomba. Giusto?(sempre più incerto)E la
                 terra cominciò a tremare.(Matt indossa la maschera di Pulci
                 nella) Allora dal bosco uscì urlando un uomo nero: nero il
                 volto, nero il mantello, nero come la morte, che, folle di gelo-
                 sia, cominciò a stringerle il collo, agitando le falde come un
                 pipistrello.(Matt poco convinto si toglie la maschera) Il fiore
                 spaccò la terra e cosa uscì?(Matt fa una lunga pausa, poi
                 prende in mano gli stivali) Uscirono gli stivali del primo
                 fratello e cominciarono a rincorrere l’uomo nero, gli ballavano
                 dietro(mima un patetico tip tap). L’uomo nero si voltò: era il
                 terzo fratello.(nuova pausa) Perché? E la fanciulla? Perché il
                 terzo? No, basta!
Scheggia: Chi è che si fermava?
Matt         : Non era questa la storia!
Scheggia: Qualcosa di simile. Una schifezza.
Matt         : Non era questa la storia!
Scheggia: E cosa cambia? Anche se questa storia ti tornasse in men-
                  te, cosa cambia? Si ferma il vulcano? Si smette di morire?
                  Si torna a stare bene? Cosa cambia?
Matt         : Cambia che torna lo stupore. Quando per un attimo tutto si
                  ferma. Come i bambini quando stanno appesi su un filo. Te
                  lo ricordi?
Scheggia: No.

Rizzulì     : E oggi il bambino ritorna.
Matt         : Dai, Rizzulì!
Rizzulì     : E’ scritto. Mille e non più mille. Torna oggi.
Scheggia: Che bambino?
Rizzulì     : Io comincio a preparare.(Rizzulì va a prendere un’enorme
                  pentola e con una canna di gomma comincia a riempirla
                  d’acqua)
Scheggia: Cosa ti serve una pentola così grande?
Rizzulì     : Serve.
Scheggia: Ma siamo in tre.
Rizzulì     : Aspettiamo visite. Stasera aspettiamo visite.
Scheggia: Chi deve arrivare questa sera?
Matt         : Nessuno.
Rizzulì     : Lui, il bambino!
Scheggia: E che ritorna a fare?
Rizzulì     : Porta regali.
Scheggia: Che regali?
Matt         : Rizzulì!
Rizzulì     : Mi spiace, è un segreto.
Scheggia: Basta!
Rizzulì     : Va bene, eccezione!(a Matt) Posso?
                  Gira una leggenda tra i Bolliti: Nei giorni dell’Annuncio
                  ci stava una donna incinta e nella sua pancia ci sguazzava
                  un bel ranocchio, grande grande. Il giorno dell’Annuncio,
                  mentre io sto qui, a custodire la piazza, tutti cercano di scap-
                  pare: chi via mare, chi via aria, chi via terra. La leggenda dice
                  dice che lei è andata sottoterra.
Scheggia: Ho capito!
Rizzulì     : Non é morta, è entrata in chiesa!
Scheggia: Come?
Rizzulì     : Qui ci stava la chiesa, giusto? E cosa ci stava sotto la chie-
                  sa?Catacombe. Corridoi lunghissimi. Passaggi che portano
                  fuori!
Scheggia: L’avranno presa.
Rizzulì     : Io sto tranquilla perché quella ha detto: “O torno io o torna il
                  ranocchio. Prima di morire gli insegno la strada”. Lei oramai
                  non torna più, ma quello sì: Quello non ha preso i farmaci.
                  Quello i sogni li fa ancora. E se torna lui, qui arriveranno tutti.
                  Per questo ho preso la pentola grande. Dai, aiutami!
                 (Scheggia la aiuta ad estrarre dalle macerie un fornello da
                 campo e una bombola di gas. Accendono il fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCENA SETTE

Compare Pulk. E’ vestito metà da uomo, metà da donna. Metà volto
é truccato, metà no. Indossa una gonna lunga, di taglio antico,e, sul
petto nudo, un giubbino di plastica fosforescente.

Pulk         :( esplorando con le mani il suolo)
                 Hay fuego. Aquì hay fuego. Hay tierra, polvo y agua también.
                 El aire està limpio. Qué lugar es esto? Todo me apareciò
                 como un desierto, como un lugar poblado de reptiles, como
                 tanas de ratos que viven teniendo miedo, miedo de luz y
                 aire.(a Rizzulì) Quien eres tu? Mira y canta, chiquita, el surgir
                 de tu piel!(a Scheggia) Quien eres tu? Lo tenia en la mi
                 mente este tiempo, que el polvo se limpia y la luna aparece.
                 Y ahora necesito comer y beber, porqué ahora yo me veo y
                 me siento: despues diez diez dias, abajo, abajo de la tierra,
                 despues diez diez dias, en la carretera sin exito y en el nigro
                 basurero.(a Rizzulì) Quien eres tu? Quien soy yo? Una nue-
                 va madrugada, que no sabe la via, que no sabe porqué.
                 Descubre, Pulk, mira estos chicos, tres, este lugar, tu lugar.
                 Ahora una lengua se necesita y un nuevo cuento. Hablaron
                 las estrellas! Dicieron: que te vayas! Es tiempo!
Scheggia: (a Matt) Dagli due farmaci! Stoppalo! Spegnilo!
Matt         : Anche tu se rimani senza farmaci non reggi.
Scheggia. Solo gli scemi rimangono senza.(raccoglie una manciata di
                  polvere bianca. Lentamente la fa cadere a terra
                 guardando Pulk) La vuoi? E’ buona! E’ l’unica rimasta!
Pulk         : (avvicinandosi) Es polvo antigua!
Scheggia: (sbattendo la polvere in faccia a Pulk) Ti piace? Buona?
                  Se non ti piace, ciccia! Prendere o lasciare.

Pulk vede tra i detriti un frammento di marmo colorato. Scheggia glie
lo ruba e lo lancia lontano. Pulk corre a prenderlo di nuovo.
Scheggia: Qui! Indietro! Riportalo! Subito!
Pulk torna con il pezzo di marmo. Scheggia lo ributta via.
Pulk fa per andare a riprenderlo e Scheggia lo sgambetta.
Fa per rialzarsi e Scheggia  lo fa ricadere.
Dalle tasche gli escono monete. Scheggia le raccoglie.
Scheggia: (a Matt e Rizzulì) Guardate queste! Da dove vengono?
                  (fruga in tasca di Pulk e gli ruba delle banconote) Que-
                  ste son buone!(Pulk glie le strappa. Scheggia gli salta ad-
                  dosso. Lottano. Rizzulì afferra Scheggia e Matt gli pun-
                  ta il coltello alla schiena)
Matt         : ( a Scheggia) Mollalo!
Scheggia: ( a Rizzulì) Toglimi quelle mani di merda addosso! E tu, to-
                  gli quel cazzo di coltello!
Matt         : Spostati! Mollalo! Via!
Scheggia: Via, di sicuro! Ma prima voi mollate i farmaci, tutti quelli che
                  avete promesso, perché se no io ritorno qui con altri Lapilli e
                  giuro che vi massacro, voi e i vostri deliri di merda, e ci rido
                  sopra mentre lo faccio. Fuori i farmaci!
Matt         : Vuoi i farmaci? Prendili tutti! (gli butta la valigetta) Urli, pian-
                   gi, non hai le palle, super eroe!
Scheggia: Ciao bello!
Matt         : Scappi? Vai a nasconderti? Se avessi le palle li prenderesti
                  qui i farmaci!
Scheggia: Buffone! Bollito!
Matt         : Buffone? Va bene. Bollito? Va bene:
Scheggia: Deliri.
Matt         : I miei deliri sono qui, a disposizione di tutti: chi vuol venire li
                  ascolta. Sono qui,in piazza: non mi nascondo come un topo!
Scheggia: Chi si nasconde?
Matt         : Tu! Hai vergogna, hai paura, non hai le palle! Quando ti fai,
                   ti fai da solo. Fantasmi, incubi, allucinazioni, tutto da solo!
Scheggia: Che ne sai tu? Io posso fare quello che voglio! Avanti, sce-
                  gli tu i farmaci! Io li prendo qui, davanti a te!(Matt gli conse-
                  gna due pastiglie)
Scheggia: (ingoiandole) Che sono?
Matt         : Amazzonia. Explorator.
Scheggia: Io sto qui.
Matt         : Buon viaggio!

SCENA OTTO

Scheggia si allontana e va a sedersi su una montagnetta di macerie.Pulk inizia a scavare con le mani nei detriti. Estrae dalle macerie altri frammenti di marmo e un pezzo di candelabro. Scheggia nel frattempo entra nel suo viaggio virtuale.

Scheggia: Amazonas! Ci siamo, capitano. Attenti al vapore, la macchi-
                  na perde! Dateci dentro con quelle schiene da negri! Anche
                  loro hanno un anima, Greg! Anche in loro sento Dio. Sotto
                  con la caldaia! Attenti agli alberi, sono là sopra! Le frecce!
                  Ci attaccano! Cristo, Greg, non creparmi così! Avvelenate!
                  Maledetti! Di là per il sentiero!(Pulk estrae dai detriti il brac-
                  cio di una statua) Hai mai masticato la morte, fratello? E’
                  come la vita. Solo all’inizio il sapore é amaro(Pulk comincia
                 a odorare, assaggiare, strusciare sul corpo i frammenti di
                 oggetti che recupera) Non fidarti! Cadaveri! Cadaveri dei no-
                  stri! Cielo di piombo! Io ti sfondo! In pasto alle belve!
                 Sotterrateli! Me ne fotto del pericolo!
Rizzulì     : Eravamo così anche noi?
Matt         : Dicevamo le stesse cose. Pensavamo gli stessi pensieri.
Scheggia: Guada il fiume! Attento, é velenosa! E’ già diventato blu!
                  Li vedi quei punti rossi là in fondo? Sono occhi di coccodril-
                  lo, George.(Pulk si volta a guardare Scheggia) Salta!
                  Appenditi! Sono belle qua! No, cara, non offrirmi niente!
                  Voglio tutto! Anche la foresta urla! Sei diventato pallido,
                  George. Uno ha un solo lancio di dadi nella vita e questo é
                  il nostro! Avanti!(Pulk si addormenta) Da soli? Contro tutti?
                  Non ce la faremo! Stringi i denti! Sì, comandante! Ora! E’ il
                  momento! Senti che silenzio! Non c’é più niente che si muo-
                  va qui. Se torno? L’acqua del fiume non torna alla sorgente,
                  George.

Rizzulì si accorge che Pulk si è addormentato. Gli si avvicina e si accorge che nel sonno Pulk muove le labbra. Chiama Matt.

Pulk        : (sussurra addormentato) Piedras…

Matt dispone tutti i sassi che aveva in valigia per terra disegnando un percorso. Poi torna vicino a Pulk. Rizzulì corre a prendere il tozzo
di pane raffermo e lo sbriciola in faccia a Pulk.

Pulk         : Avios…se le comen…

Rizzulì prende le coroncine di rose, impregna le dita del loro profumo e sfiora con le mani il volto di Pulk addormentato.

Pulk         : Sobre el cuello de sus hijos…(Rizzulì gli comprime lo sto-
                  maco, Pulk si sveglia urlando) El monstruo! El orco!

Scheggia intanto ha terminato il suo viaggio virtuale.

Scheggia:(a Matt) Già finito? Così poco? E adesso? M’hai dato una
                   sola!

SCENA NOVE

Matt passa tra le mani tutti gli oggetti e ne riconosce l’ordine.

Pulk         : (a Rizzulì) Mi nombre es Pulk.
Matt         : Pulk…Pulcino…Pollicino…i sassi servono a Pollicino perso
                  nel bosco, ricordi?
Rizzulì     : Perso con sei fratelli.
Matt         : C’era fame, fame e il padre gli disse…
Rizzulì     : Jatevenne, qui non c’é più niente da mangiare!
Matt         : Nel bosco li porta. Addio! Ma Pollicino coi sassi…
Rizzulì     : Erano pietruzze bianche.
Matt         : Ti ritrova la strada.
Rizzulì     : Ciao, mamma, siamo tornati!
Matt         : (prende il pane) Le briciole, lo stesso…
Rizzulì     : Fame! Non c’é più niente da mangiare! Vi porto nel bosco!
                  Il pane! Ma i piccioni se lo mangiano!
Matt         : L’orco se li vuol mangiare! Capitano in casa sua! (prende i
                  fiori) Perché mette coroncine di fiori in testa ai figli?
Rizzulì     : Perché?(in coro con Matt) Qui c’é sotto qualcosa!
Matt         : Ce le mettiamo in testa noi! Così al buio mangia i figli suoi!
                  Fregato!
Rizzulì     : Fame, fame!(Matt prende i bambolotti)
Matt         : Sangue…braccia…gambe…staccate…triturate…stroppiate…
Rizzulì     : Troppa fame! Che padre!
Matt          : Il mattino…vendetta! Pulcino, dove sei?
Rizzulì     : Mica si fa trovare!
Matt         : Dove sei?
Rizzulì     : E’ furbo!
Matt         : Salta fuori!
Rizzulì     : Si nasconde!
Matt         : Se ti prendo!
Rizzulì     : Gli ha rubato il coltello!
Matt         : Pollicino, adesso ho sonno!
Rizzulì     : E lì, nel sonno, la gola dell’orco incontra il coltello di
                  Pollicino. Sangue, sangue!
Matt         : Piccolo Pulcino vicino al cadavere.
Rizzulì     : Enormi gli stivali dell’orco!
Matt         : Se Pulcino se li mette…
Rizzulì     : Corre come un pazzo…
Matt         : Come un treno…
Rizzulì     : Supera montagne…
Matt         : Scavalca fiumi…
Rizzulì     : Arriva in città…
Matt         : Si ferma.
Rizzulì     : Piccolo Pulcino!
Matt         : Gobbo!
Rizzulì     : Pure gobbo?
Matt         : Sì.
Rizzulì     : Furbo!
Matt         : E lì sente qualcuno che lo chiama: “Pulcino, Pullecené, sei
                  arrivato?”
Rizzulì     : Sente qualcosa di strano.
Matt         : Si tocca la faccia.
Rizzulì     : Sente che gli sta crescendo…
Matt         : Un grande naso nero…
Rizzulì     : “Pullecené, che ci fai qua?”
Matt         : Campo!
Rizzulì     : Alla faccia della morte!
Matt………: Alla faccia della morte!
Rizzulì     : Alla faccia della morte!
Pulk         : Esto es mi sueno. Un sueno donde la muerte se muere.
Scheggia: Bella storia! Bel sueno! Roba da bambini! Non si combatte
                  coi mostri, sono più forti di te! Non li ammazzi, hanno mille
                  vite! Non li freghi, sono più furbi di te! Non c’é niente da fare!
                  E questa è una storia idiota(si sente il rumore del vulcano)
                  Lo senti?
Matt         : E non è finita!
Rizzulì     : Come?
Matt         : Pulcinè, arrivato in città, cominciò a sentirsi la morte addos-
                  so. La incontrava dappertutto, nelle chiese, nei palazzi, vol-
                  tava l’angolo e se la trovava davanti, faccia d’ossa, gli volta-
                  va le spalle e la sentiva ridere dietro. Un giorno si ferma, la
                  guarda fisso e lei scappa. Lui prende un bastone e corre
                  dietro a quello scheletro, l’avrebbe presa a mazzate fino alla
                  morte. Corrono: oltre il centro, oltre i borghi, oltre la campa-
                  gna, fino a che la vede seduta sul vulcano, pareva una regi-
                  na sul trono. E lui sale. Cominciano ad arrivargli addosso
                  pietre arroventate, poi nuvole di polvere, poi l’aria comincia
                  a vibrare. La partita é aperta: cominciano a battersi. Si fa
                  un gran silenzio. Si sente solo il rumore del bastone contro
                  le ossa, sdeng!
Pulk         : Esto es en mi sueno. Y de repente.
Matt         :( a Rizzulì) E all’ improvviso.
Rizzulì     :( a Scheggia) All’intrasatto
Pulk         : Pulcenè viò que la muerte hacia un malo juego.
Matt         : Vide che la morte barava.
Rizzulì     : Imbrusava,’a fetentona.
Pulk         : El volcan estaba firme.
Matt         : Stava quieto.
Rizzulì     : S’arrepusava.
Pulk         : Ella soplaba en el monte para obtener el ruido.
Matt         : Soffiava dentro per farlo tuonare.
Rizzulì     : Sciusciava int’a muntagna pa’ fà tremmà.
Pulk         : Ella hacia fuego para cander las piedras.
Matt         : Faceva fuoco per arroventare le pietre.
Rizzulì     : Attizzava o’ ffuoco pe’ scarfà ‘e pprete. Sicchie ‘e lota!
Pulk         : Questo vero. Questo davvero nostra vita. E vostra vita, dav-
                  vero.
Scheggia: Ma che dici?
Pulk         : Bagliore sul vulcano, non vero. Solo tecnologia. Rumore di
                  vulcano, non vero. Buona amplificazione. Buona, molto buo-
                  na. Non vera.
Matt         : Come?
Pulk         : Paura vostra non vera. Paura vostra costruita.
Rizzulì     : Lo sapevo.
Pulk         : Questo si sa fuori da qui. Fuori da cerchio. Fuori da cerchio-
                  prigione. Questo si sa. Tutti sanno. Solo io tornato. Pericolo-
                  so tornare. Esercito, pum pum!
Scheggia: Cosa sanno?
Pulk         : Vulcano buono. Vulcano quieto. Non tutti i giorni prove cata-
                  strofe. Quello uomini. Uomini costruire catastrofe. Costruire
                  paura. Panico, emergenza, controllo, militari. Tutto morto.
Matt         : Perché sei qui?
Pulk         : Tutti sanno. Io solo tornato. Io fatto promessa. Mia madre
                  detto: muoio. Tu torna. Io fatto promessa. Tu dire tutto. Io
                  fatto promessa.
Rizzulì     : Avevo capito che eri tu.
Pulk         : Io tornato, sottoterra,cunicoli, strada rovescia,prima volta in
                  pancia, seconda volta molto scuro, molto crollo, molto peri-
                  colo. Paura, paura vera, vostra paura no vera.
Rizzulì     : Lei, lei che ti ha detto?
Pulk         : Madre, segreto, venuto qui, buio, cunicoli, ripetendo segre-
                  to.
Matt         : Cosa?
Pulk         : Madre dice: spezzate cerchio. Spezzate guardie, torrette,                                                  
                  sentinelle, pattuglie. Inutili. Solo guardie vostra vita. Non
                  bene questo.
Scheggia: Il vulcano sta per esplodere!
Pulk         : Annuncio finto! Annuncio decisione politica! Voi cascati. Voi
                  in trappola. Non bene. Voi vivere dentro sogno cattivo. Den-
                  tro effetto speciale. Voi non vivere.
Matt           Come si fa?
Pulk         : Io tornato qui. Tornato solo. Voi ora amici. Io straniero. Voi
                  accogliere me. Io portare sogno sogno. Voi sfamare. Voi
                  ricostruire: nuova festa, nuovo inizio. Voi cantare presente.
                  Lingua nuova. Parole diverse.(si guarda attorno)
                  Piazza va ricostruita. Piccioni tornare. Passanti merda in te-
                  sta. Buona fortuna!
Scheggia: Ci credi?
Matt         : Non so.
Scheggia: Anch’io, è difficile credere…
Rizzulì     : C’è stato un ritorno, ci credi? Ci sono di nuovo uno spetta
                  colo e una storia. E forse una notizia, un nuovo annuncio.
                  Vai,Matt, chiama gli altri:(prende un’enorme pacco di pasta)
                  Anche tu, Scheggia, chiama altri Lapilli. E’ per tutti.

Matt e Scheggia escono dalla piazza.

Rizzulì     : (buttando la pasta) E’ per tutti.

                                                                                          F I N E