Carissimo Gigi,

la timidezza, il pudore, sono riusciti fino ad oggi a trattenermi dallo scriverti queste righe. Dopo la prova di “Report dalla cvittà fragile” di venerdì pomeriggio non riesco a trattenermi e desidero dirti alcune cose.

La prima è la profonda gratitudine e ammirazione per quello che fai. Il tuo sguardo profondo (che è quello che mi dà la vertigine), compassionevole, intelligente, sensibile e così particolare sulla vita e sugli esseri ‘fragili’ restituisce a tutti umanità. Risveglia dall’anestesia in cui per paura, comodità, incapacità si vive e agisce. Il tuo lavoro è necessario. Amo sempre più le cose che fai perché mi sembra che sia sempre più difficile, quasi eroico, mantenere questo sguardo libero dalla prepotenza della banalizzazione che quotidianamente viene somministrata a cui pochi resistono, i più soccombono.

La seconda è la profonda gratitudine e ammirazione per il tuo coraggio, perché ce ne vuole davvero tanto per esporsi come tu fai, per me significa tantissimo. Le mani in pasta e questo nuovo spettacolo mi hanno fatto vacillare e (se non ripiombo nel torpore anestetico) mi aiuteranno ad affrontare alcuni ‘nodi’ della mia vita.

La terza è la profonda gratitudine e ammirazione perché con il tuo lavoro espandi nel mondo umanità, pensieri, sentimenti, parole che possono ispirare nuovi pensieri, nuove parole, nuovi sentimenti, nuove azioni…

Questo è quello che mi dice ‘la testa’.

Quello che mi dice il cuore è l’emozione, che si scioglie sempre in lacrime, per le storie che scegli di raccontare, perché trasformi, con i tuoi racconti, le storie di vite ‘trascurate’ in ‘mito’, perché quando un artista dà spazio, voce alle vite ‘invisibili’, mi commuovo profondamente e non so dirti esattamente perché. Forse è la capacità che avete voi artisti di svelare la bellezza e la poesia anche laddove è ben nascosta…non so

E poi la cura, l’onestà, la lealtà che c’è nei tuoi lavori…non so, sono ammirata e sento gratitudine e affetto per il tuo essere “uomo di teatro”. Sono stupita dal tuo modo di affrontare/’governare’ la complessità, io ne resto tramortita.

Ecco volevo spiegare il mio “bravo!” che dico alla fine dei tuoi spettacoli.

Ti abbraccio

patrizia

..L’arte non è un’esistenza migliore, ma è un’esistenza alternativa, non è un tentativo di sfuggir alla realtà, ma il contrario, un tentativo di animarla. È uno spirito che cerca la carne ma trova parole…

Non ho ancora ben capito perché ma, oggi, leggendo queste parole di Brodskij ho pensato al tuo lavoro. Ma anche alla mia “fuga” dal teatro…

25 aprile 2011