Cartolina mentale  E’ caduta l’illusione che fossi io a decidere le cose, che fossi io a decidere le regole di una cosa, a Genova noi volevamo fare una cosa e siamo stati costretti a farne un’altra, ma allora era solo un’illusione prima? Quando si supera un limite cosa succede? Pensavo: più siamo più siamo forti, adesso so più siamo più e difficile, metterci d’accordo, riuscire a gestire la situazione, tenerla sotto controllo, determinarla.(Tommy)

Cartolina condizione  Sentirsi vivere in un paradosso, ieri sera in macchina ascolto l’informazione e il notiziario sembrava veramente Luttazzi-Satyricon: da oggi approvato il decreto legislativo con cui la marina può decidere di cannonare le navi di migranti sulla costa. Pa pam!(Anna)

Cartolina sentimento  Dopo Genova ragiono di più con la pancia, brucia di più, alcune cose fanno male anche fisicamente.(Anna)

Cartolina d’intenzione  Non voglio parlare di Genova come chi ha fatto il “68” o il “77” parla di quei momenti: come un apice.(Martina).

Cartolina emotiva  Cercare di dare il massimo di bene per contrastare tutto l’odio vissuto, per riprendermi la parte buona, incremento di bene e male contemporaneamente, a Genova.(Tommy).

Cartolina delle vicinanze  Abbracciarsi senza aver nessun bisogno di dire “ti ricordi?” (Arianna).

Cartolina del fastidio  Chi continua a raccontarti le sue gesta eroiche negli scontri dopo che uno è morto(Tommy).

Cartolina delle scelte  Per noi generazione dell’ottantadue è vero che, dopo Genova, è venuto il momento di scegliere che cosa essere, cosa studiare, io a settembre…a fare i test d’ingresso…non me ne fregava un cazzo…la mattina andavo all’università e non mi ricordavo nemmeno che test stavo facendo. Tutto era casuale…dove avevo la testa in quel momento? Quello non era il momento delle scelte, casomai era il momento del respiro.(Anna, Arianna).

Cartolina delle vacanze  Salento, vogli di buttarsi in un’altra sensazione paradossale ma bella, sole, zero pensieri nella testa.(Tommy)

Cartolina dell’atterraggio dopo Genova  Qui, adesso, riparlando di tutto, prendere in mano il joystick dell’aereo e farlo atterrare come si deve e non precipitare.(Tommy).

Cartolina del panico  Tornare da Genova e andare in paranoia per ogni sbirro che vedi.(Martina).

Test. Martina Bello all’interno di cortei, di situazioni di piazza
essere, alla ricerca di corpi conosciuti, di odori che  conosci
è una cosa molto affascinante.
Nelle foto di tutti i nostri cortei
c’è almeno una foto di uno che si bacia.

Cartolina del pianto Ero vicina al gazebo di Makaja, tutto in down violento,è arrivata la falsa notizia che il G8 era stato sospeso, è partito questo festeggiamento improbabile, che io ho vissuto con repulsione totale, anche per la gente che mi stava attorno, è stato il momento in cui io ho cominciato a piangere, non l’avevo fatto per tutto il giorno.(Martina)

Cartolina dei carrelli  Otto persone con otto relativi carrelli, in giro per la città deserta, che in tutta tranquillità se ne tornavano allo stadio, carrelli pieni per la spesa, aspettavamo di essere rincorsi, non c’era nessuno per le strade, zero paura.(Anna).

Cartolina del cocuzzolo  Il venti, in una piazza sopra Piazza Dante, sul cocuzzolo, da dove vedevi quasi tutte le piazze di Genova, sotto avveniva la battaglia, i fumi, ogni tanto qualche scontro. Sarà durata tre ore, c’erano i torchierini, ti volti e vedi uno che disegna per terra. Si parlava nel delirio: “arriveranno da quella via o da quell’altra via?…ma tu lo senti l’odore di lacrimogeni?…ma secondo te dobbiamo scappare?…apri la cartina…se scappiamo di qua c’è il mare e poi ci bloccano…cosa facciamo ci buttiamo in acqua?”: tutti terrorizzati, sotto avevano appena caricato della gente che guardava uno spettacolo teatrale, perché era l’onda lunga degli scontri.(Arianna)

Cartolina della piccola  Il venti, poco prima dell’inferno, incontro una ragazza che veniva al mio stesso liceo, una delle mie preferite tra le piccoline, faceva la seconda, a dieci metri dagli scudi girava tranquillissima, vestita da fricchettona, come se stesse per fare giocoleria, vestita come se stesse facendo girare i birilli, le ho detto: “vai indietro, non è il caso, avrai altre occasioni”, ho fatto il papà.. (Tommy)

Cartolina della tenda  Il giovedì sera, sotto il diluvio, chiusa in tenda con quattro grandi grandi, il più lontano possibile da ogni tensione, giocavano a carte.(Anna).

Cartolina della vescica  Io seduta all’ingresso della tenda con i piedi fuori, dopo che ero andata in corteo coi sandali infradito nuovi della Orsola mi erano venute le vesciche tra l’indice e il ditone di tutte e due i piedi. Tornata non è che mi sono messa i cerotti, ho continuare a girare per la sabbia del Carlini. A un certo punto becco la Sara del Manzoni: “ma cos’hai ai piedi?” E si mette a medicarmele, a pulirmele tutte, a disinfettarle, a mettere i cerotti, a fare le fasciature. Non abbiamo fatto grandi discorsi. Questo alla fine del corteo dei Migranti.(Martina)

Cartolina del concerto  Io che lancio bottiglie d’acqua alla gente, facevo il sottopalco, avevo questo spazio di due metri in cui ballavo, il concerto sopra gli occhi, e al di là della barriera la gente si accalcava. Per la prima volta non ero in mezzo alla calca, in quella sera d’estate al mare.(Anna).

Cartolina del tonno  Alla fine del venerdì, diecimila rinchiuse al Carlini, io mi metto sulle scalinate, non c’era più niente da mangiare, io riesco a trovare una scatola di tonno, la apro, guardo in aria e arriva un elicottero, tut tu tum, proprio sopra il tonno.(Martina)

Cartolina del fumo  Corteo del sabato, si confluisce verso il concentramento, l’adrenalina aveva sfondato le porte, io tesissimo, controllo tutto, tutti dentro le corde, a un certo punto vedo una nuvoletta di fumo che sale accanto a me, la prendo malissimo, sale l’agitazione…con tutto il fumo che avevo visto il giorno prima…mi avvicino incazzato…era un ceylum. Ho fatto un sorriso…ma era proprio amaro.(Tommy)

Cartolina dell’acqua  Il rumore dell’acqua spruzzata dalle canne che cade addosso, era una figata, non ce n’era, ma io sono bianca, avevo la pelle ustionata, senza crema protettiva, faceva male.(Arianna).

Cartolina della fuga  La gente che sta mangiando seduta per terra, poi, in due secondi, nessun escluso, si alza, comincia a correre.(Anna).

Cartolina del pianto  Quando siamo tornati allo stadio il venerdì l’amico grosso che mi abbraccia, comincia a piangere e mi dice: “io ho visto quella macchina passare sopra il corpo, come faccio adesso ad andare avanti?” e l’altro che prende a calci uno scudo delle protezioni tutto sporco di sangue e “hanno buttato via la sua vita in un sacco…”, straparlava. Lì ho sentito davvero che uno era morto, era come se fossi stata lì anch’io.(Martina-Anna)

Cartolina della zia  Sul lungomare, con Diana sulle spalle, che guardava gli scontri in fondo, mi facevo raccontare come stava andando, arriva mia zia, faccio scendere Diana…”ciao ciao…baci…com’è andata ieri…”, tutta contenta,la rivedo due ore dopo, io con gli occhi gonfi di lacrimogeni, con la maglietta sulla faccia per proteggermi, che mi strofinavo il limone sulla maglietta che poi me la sfregavo in faccia, vedo nei suoi occhi la preoccupazione “guarda questo qua che va a farsi arrestare”. Poi chi ha rischiato di farsi arrestare davvero è stata lei che è stata salvata al pelo da una famiglia di Genova, tirata dentro al primo piano di una casa mentre la polizia stava facendo rastrellamento.(Tommy).

Cartolina dell’inciampo  L’unica ferita che mi sono fatta a Genova è stata quando sono inciampata sopra nello striscione che stavo portando, sono cascata a terra e mi sono fatta male al ginocchio, era da ridere ma io sono andata in para “e adesso come faccio a correre?”(Anna)

Cartolina della fontanella  Dopo aver fatto, quasi di corsa, quel maledetto tunnel, ricordo una fontanella e una quantità di mani, facce, sotto l’acqua, mani sporchissime, occhi rossi, teste sotto, acqua in faccia, acqua sugli occhi.(Arianna).

Cartolina delle telefonate  Le più demenziali: “l’hai visto, è tornato, come sta?” “Un po’ tumefatto ma bene”.  “E quell’altro?”. “ Tranquille, è andato agli scontri, a vedere i fumi”. L’importante era sapere dove uno era. (Anna-Martina)

Cartolina del carcere  Arriviamo davanti al carcere di Marassi, uno grande e grosso si volta verso di me e dice, serio…”Ma questo è il carcere, adesso ci risucchiano dentro…”(Arianna).

Cartolina delle indicazioni strategiche  Il camion che venerdì ripeteva: “ragazzi, tornate indietro…con calma…ma veloci…” tu cosa fai… corri. E mi ricordavo una manifestazione davanti all’ambasciata americana a Roma, una stronzata, l’unica cosa era che volavano le pietre, che stavo mettendomi a piangere, e la gente “ buttati sull’impianto che si rompe con le pietre…buttati sull’impianto”. (Anna)

Cartolina di chi parla da solo  Venerdì della gente urlava in direzione della polizia, faceva appelli…strippava…”basta, non vedete cosa gli fate…” era evidente che parla con il nulla…non c’era nessuno davanti…(Tommy)

Cartolina della campana  Mi rifugio su una scalinata, mi tolgo la maschera e gli occhialini…di fronte a me vialone gigante, schieramento di polizia, per la prima volta non mi muovo…va bene…sono lontani…sono fermi…dopo un attimo passa rotolando per il viale una campana del vetro…(Anna).

Cartolina del pronto soccorso  Io che giro per il corteo, faccio bere alle persone l’acqua con il calmante, mi sposto nelle laterali, becco un tipo di cinquantanni che sclera, incazzato, che le cose non andavano bene, io vado lì: “riprenditi, stai qui in una piazzetta da solo a scazzare con uno…ricompattiamoci indietro” e lui “ma tu che cazzo vuoi…mi vieni a insegnare le cose a ventanni…io…”, me ne son tornata indietro.(Martina).

Cartolina del maniaco Il fratello di uno di noi, preso benissimo, con la macchina fotografica, a fotografare tutte le macchine che bruciavano…iper…guarda…ha quindici anni…correva da una macchina all’altra, gasatissimo…tutte le foto sue…è un rullino di macchine bruciate…(Anna)

Cartolina del fuoco Danno fuoco alla banca…in due minuti partono i primi piani…terrore…e se crolla…fiamme…nero…io e Mara ci guardiamo e ci diciamo “noi ci buttiamo in acqua, noi corriamo all’indietro e ci buttiamo in acqua”.(Arianna).

Cartolina del padre Telefono a casa venerdì sera, mio padre; “come stai?”. “Bene”. Appena appurato che stavo bene ha cominciato a fare la sua analisi a mie spese telefoniche. “Secondo me, dopo tutto quello che è successo la cosa ormai è fallita, l’unica cosa che ti posso dire è prendi e vieni via”.
“Papà…cosa stai dicendo…io qua…da solo… a casa non posso tornare…non è possibile”. Lì mi sono accorto, per la prima volta, che non ero più libero di muovermi da solo, che dipendevo, che ero diventato la famosa pallina sbattuta. Tornato a casa mi ha detto: “scusa di quello che ti ho detto, ho sbagliato”. (Tommy)

Cartolina del cellulare  Ho perso il cellulare correndo, un ragazzo l’ha trovato, ha ricevuto una telefonata indirizzata a me, ha detto ai miei amici contattatela che io voglio portarglielo, poi è venuto al Carlini e me l’ha dato. Mi ha fatto stare bene.(Anna)

Cartolina dell’assemblea Le assemblee nostre con cinque o più cerchi concentrici, con mezzo stadio, con gente che aveva bisogno di qualcuno che gli desse certezza…noi fingevamo bene.(Tommy)

L’infermiere: Ming, un americano asiatico, un nippo american anomalo, molto alto, molto grosso, quasi due metri, capelli lunghi, coda, faccione americano coi tratti giapponesi, ufficialmente volontario delle autoambulanze a Bostoin, leggende dicono che si fosse fatto Seattle, Praga, Davos, Goteborg sempre a infiermerare, In modo anomalo, non da sanitario con la pettorina e la croce rossa, lui preveniva, si metteva in mezzo alle situazioni e portava fuori la gente, non si aspettava che qualcuno si facesse male, entrava dentro ai lacrimogeni senza nessuna protezione, in maglietta. L’ho visto tra un poliziotto e una persona, il poliziotto tirava, lui tirava, la persona se l’è portata via lui. Parlava pochissimo inglese, durante le cariche assumeva la posizione del rugbista, la gente cadeva, lui portava fuori le persone dalle cariche e dai lacrimogeni, poi ritornava dentro. Lui arrivava da Bologna in bicicletta, sei mesi all’anno lui va in giro in bicicletta, ha fatto quello che doveva fare e poi è ripartito. Era discreto, riservato, di pochissime parole, pulito, vestito nella maniera più normale, aria da bambino. A noi ha consigliato il “rescue remedy” per combattere l’ansia.(Tommy)