Nel bellissimo libro di Carla Benedetti "Disumane lettere"-indagini sulla cultura della nostra epoca, ed. Laterza, trovo questo meraviglioso pensiero di Proust sul senso dell'atto artistico:

"Quello che si può dire è che le cose vanno nella nostra vita come se noi vi entrassimo con obblighi contratti in un'esistenza anteriore; non c'è ragione, nelle nostre condizioni di vita su questa terra, perchè ci si senta obligati a fare il bene, a essere delicati, e persino educati, né c'é ragione alcuna perchè un artista si senta obbligato a ricominciare cento volte un pezzo di quadro, che se sarà ammirato avrà poca importanza per il suo corpo mangiato dai vermi.
Tuti questi obblighi che non hanno sanzioni nella vita presente sembrano appartenere a un mondo diverso, fondato sulla bontà, sullo scrupolo, sul sacrificio, un mondo completamente differente da questo, e da cui siamo usciti per nascere su questa terra prima di farvi forse ritorno, un mondo comandato da quelle leggi sconosciute a cui tuttavia abbiamo obbedito perché ne portavamo in noi l'insegnamento, senza sapere chi le avesse scritte, e che solo agli sciocchi- e non solo a loro!- restano invisibili."
Marcel Proust